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Bondi propone una rete Rai senza spot e auditel. Gli errori della proposta e le reazioni

Il Ministro della Cultura Sandro Bondi ha scritto una lettera a Repubblica per fare una coraggiosa proposta (così l’ha autodefinita): “Svincolare una rete dal sistema di rilevazione dell’Auditel e della pubblicità, come è stato deciso da Sarkozy in Francia. Una rete del genere non potrebbe che avere tra i suoi contenuti precipui quelli della cultura e del patrimonio culturale che contraddistingue nel mondo l’Italia … Una rete svincolata dall’auditel permetterebbe quindi di sperimentare nuovi linguaggi e nuovi format e consentirebbe a maggior ragione la messa in onda di temi ignorati come quelli della cultura, che solo negli aridi palinsesti della tv italiana sono considerati meno proficui dell’intrattenimento, spesso inutilmente volgare”.

Prima di riportarvi i commenti politici, permettetemi alcune considerazioni:

1 Il sistema francese prevede che la tv pubblica senza spot venga pagata in parte dall’aumento della tassazione delle pubblicità delle tv private. (perché omettere un particolare simile?);

2 Non è compito del Cda Rai svincolare una tv dell’Auditel, ma del parlamento (perché commettere un errore simile?);

3 Sperimentare nuovi linguaggi e nuovi format non è sinonimo di fare cultura e potrebbe essere fatto da tutte le tv, che invece si trincerano dietro la parola sperimentazione, non sapendo minimamente di cosa parlano;

4 Una simile scelta porterebbe maggiori profitti alle altre televisioni perché gli inserzionisti comprerebbero spot altrove (Mediaset e Sky?);

5 Per vigilare che la Rai non faccia programmi spazzatura dovrebbe esistere il Consiglio di Vigilanza no?

A favore della proposta:

Giorgio Merlo, Pd:” La proposta di Bondi è un buon inizio almeno è utile per riaprire il dibattito sul futuro della Rai … Il tema sollevato dal ministro non è affatto peregrino, ma va affrontato nella sede idonea e opportuna

Gabriella Carlucci, Pdl: “Sono totalmente d’accordo con la proposta del ministro Bondi … Il servizio pubblico radiotelevisivo nel corso degli ultimi anni ha dimenticato ed abbandonato il ruolo e la funzione educativo-divulgativa che ne ha contraddistinto la nascita e la crescita negli anni successivi al secondo dopoguerra. Funzione che peraltro è obbligata a svolgere in virtù del fatto che sono i contribuenti italiani, con il pagamento del canone a finanziare le casse della tv di stato.

Pier Ferdinando Casini, Udc:”Le riflessioni di Bondi non vanno lasciate cadere, ma devono essere innestate in un processo di ristrutturazione, magari di privatizzazione di una rete. Levare dall’affanno giornaliero una delle reti per dedicarla al servizio pubblico è un tema che merita di essere approfondito. L’unico modo concreto per innestare elementi di pluralismo reale nel sistema radiotelevisivo italiano è quello di privatizzare una rete Rai.

Contrari alla proposta:

Paolo Romani, sottosegretario alle comunicazioni:”La proposta può per certi versi ritenersi superata dal passaggio al digitale, che fra un anno e mezzo vedrà digitalizzato il 70% dell’Italia. E digitale vuol dire moltiplicare per cinque l’offerta televisiva, con tanti canali di servizio pubblico, anche tematici, che probabilmente non avranno al loro interno la pubblicità. In tal senso la proposta di Bondi trova la sua collocazione naturale all’interno della nuova tv digitale.

Giovanna Bianchi Clerici, Lega, membro del Cda Rai:”L’idea di Bondi è superata dall’avvento del digitale terrestre. Non è il caso di indebolire gli asset Rai. Si rischia di fare un favore a Mediaset, Sky e al Web.

Nino Rizzo Nervo, Pd, membro del Cda Rai:”Bondi non deve fare la richiesta al nuovo Cda Rai, ma al Parlamento… se si farà la legge in Parlamento si dovranno rivedere i tetti di affollamento pubblicitario di Mediaset. Altrimenti non si avrebbe una ridistribuzione equa delle risorse pubblicitarie lasciate dalla Rai.”

Paolo Ruffini, direttore di Raitre:”Credo che l’idea di affidare ad una sola delle reti Rai il compito di fare vero servizio pubblico sia non solo antica, ma rischiosa. Cosa farebbero le altre reti Rai? Una tv commerciale?

Vincenzo Vita, Pd, membro del Cda Rai:”L’idea di eliminare la pubblicità da una rete Rai era contenuta nella riforma del sistema radiotelevisivo discussa durante due legislature fa, l’ormai ultranoto ddl 1138, che la destra affosso con l’ostruzionismo. Natrualmente il tema ha una sua validità ma solo se si accompagna ad una più complessa riforma del sistema con rigorose normative antitrust altrimenti sarebbe soltanto un ulteriore regalo a Mediaset.

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