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Aldo Grasso e la tv convergente, il futuro preoccupa?

Che la televisione fosse in evoluzione non avevamo dubbi, la metamorfosi è sotto gli occhi di tutti, ispirata dalle tecnologie che rendono questa sorta di acquario virtuale scenario di nuove ambientazioni a cui l’interattività concederà quel tocco in più. Ci preoccupano un po’ le conclusioni a cui sono giunti l’esimio Aldo Grasso professore ordinario dell’Università Cattolica di Milano nonché critico televisivo del Corriere della Sera, Massimo Scaglioni e i ricercatori del Ce.R.T.A. (Centro di Ricerca sulla Televisione e l’Audiovisivo). Il termine ultimo su cui i massmediologi si sono soffermati per definire la tv attuale è “convergente”.

La convergenza è un fenomeno che viviamo tutti i giorni anche se non ce ne rendiamo conto. Tutta la storia dei media fino a qualche anno fa è sempre stata impostata sul fatto che ognuno svolgeva un unico compito: la televisione serviva a vedere, la radio a sentire, il telefono a parlare e così via. Da quando c’è stata la rivoluzione digitale i mezzi hanno iniziato a convergere tra di loro e in tal modo hanno dato una nuova vitalità alla comunicazione.” Afferma Aldo Grasso che tra l’altro ha pubblicato proprio di recente un libro dal titolo Televisione Convergente. La tv negli anni è divenuta crocevia delle nuove tecnologie su cui convergono la rete elemento di base fondamentale e l’utilizzo dei cellulari che da semplici telefoni a oggi sono molto più performanti nel processo di scambio delle informazioni:“Il telefonino da strumento di comunicazione si è trasformato in uno strumento elettronico dove si radunano il nostro essere sociale e la nostra identità individuale e collettiva.” Afferma Grasso

Non vorremmo però che in un futuro neanche troppo lontano, l’essere umano venisse fagocitato dalla sua stessa tecnologia per divenirne inevitabilmente succube. Già ora il nostro modo di fare è snaturato dai messaggi subliminali che ci giungono in quantità industriale dalla tv, veniamo plasmati a immagine e somiglianza delle figure che vediamo sfilare sul proscenio televisivo con il rischio che non siano più tanto definiti i confini tra finzione e realtà. Dice Grasso a proposito:”I media erano estensioni o protesi di noi stessi e servivano ad allargare l’orecchio o il senso della vista, oggi invece ci troviamo davanti a un ambiente. I media stanno diventando degli ambienti ed è questa la vera grande diversità perché al loro interno la distinzione tra realtà e finzione non è più così netta.

Se le cose stanno veramente cosi c’è poco di cui stare allegri, l’uomo da protagonista è destinato a diventare una parte dell’ingranaggio da cui potrebbe anche finire schiacciato. Già oggi la generazione del GF, quella dei cellulari , non sembra essere in grado di reagire a un processo di isolamento costante, per cui si preferisce comunicare via telefono o Facebook piuttosto che direttamente con un ideale interlocutore. Quante volte vi è capitato a una festa o comunque in un contesto pieno di gente, vedere persone “cincischiare” con il proprio cellulare piuttosto che godere dell’atmosfera circostante? I mezzi di comunicazione ci stanno rendendo incapaci di comunicare, non è certo una bella prospettiva per i prossimi anni.

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