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Lucio Giordano a Cinetivu spiega i problemi dell’informazione in Italia

Ddl intercettazioni (anche conosciuto come Legge Bavaglio), Tg che commettono errori, scontri tra giornalisti e direttori dei telegiornali, programmi d’approfondimento faziosi: in Italia esiste veramente un problema legato alla libertà di stampa? Per cercare di fare un po’ di chiarezza a riguardo, abbiamo contattato Lucio Giordano, giornalista professionista che da quasi trent’anni lavora per televisioni, radio, quotidiani e settimanali.

C’è veramente un problema di informazione in Italia?

Si, il problema informazione esiste, perchè esiste il conflitto d’interessi che il centro sinistra non ha risolto, o voluto risolvere, nelle passate legislature. Non è infatti concepibile in nessun Paese democratico che il presidente del consiglio sia proprietario di tre reti televisive, un colosso dell’editoria come la mondadori e un quotidiano apertamente schierato come Il giornale e che dal 2008 in poi metta costantemente becco su un’azienda che dovrebbe essere sua concorrente: la Rai. Una grande azienda mortificata negli uomini, nei mezzi e nelle scelte aziendali, sia ben chiaro. è assurdo ad esempio che alcuni programmi Rai vengano oscurati su Sky mentre quelli mediaset continuano ad esserci. Non è ricevibile un piano industriale come quello della Rai che taglia e smembra favorendo la concorrenza, ma ormai il conflitto d’interessi esisterà fino a quando esisterà politicamente Berlusconi. anche se a poco a poco anche lui si sta rendendo conto che la musica è finita. Gli amici se ne vanno e per amici intendo i telespettatori: sotto i 60 anni la gente esce o si collega al web, sopra i 60 la gente è stanca di tv, perchè non è vero che i telespettatori hanno l’intelligenza di un dodicenne, sono molto, molto più svegli di grandi fratelli, pupe e secchioni e compagnia cantante.

Puoi spiegare brevemente perché si parla di Legge Bavaglio?

Perchè mette il bavaglio all’informazione, insieme con la magistratura i due veri nemici di Berlusconi, veri controlli democratici. L’accanimento nei suoi confronti sarà pure eccessivo, ma giornalisti e giudici devono continuare a svolgere il loro ruolo per il bene della democrazia. Perché questo in fondo chiedono gli italiani. Siamo già passati da un regime, quello fascista, che aveva soppresso la libertà di stampa. Penso che pochi o addirittura nessuno voglia ripetere quella tragica esperienza. La legge bavaglio, che poi è la legge sulle intercettazioni telefoniche, non consentirebbe infatti più al cittadino di venire a conoscenza dei misfatti della politica, della criminalità organizzata e dell’imprenditoria italiana. Aspetto molto grave, attenzione: a fronte di poche migliaia di persone intercettate in Italia (e non di dieci milioni, come dice qualcuno) rinunceremmo ad un bene supremo come la libertà di informazione, legando le mani ai giudici. Ad essere intercettate, del resto, sarebbero persone non proprio oneste e non chi non ha nulla da nascondere. Mussolini divulgava solo notizie che facevano comodo al regime. Berlusconi che è un grande comunicatore e al quale non difettava la simpatia, almeno fino a quando ha iniziato a rabbuiarsi in volto e non è stato messo alle strette anche dalla sua stessa maggioranza relativa di governo, vorrebbe fare altrettanto. Vorrebbe insomma che nessuno venisse più a conoscenza di appalti truccati e di tanto altro ancora. Tutto ciò è incostituzionale e antidemocratico. Punto.

In cosa pecca l’informazione televisiva?

Lavoro e ho lavorato per radio, televisioni, quotidiani, settimanali. E, soprattutto all’inizio della mia carriera, i giornalisti della tv venivano considerati superficiali, poco professionali, giornalisti di serie b insomma. E questo giudizio si ripercuote ancora sull’informazione televisiva. Perchè tutto ciò? Semplice, la tv, fino a quando il giocattolo non ha iniziato a rompersi, aveva indubbio fascino: appari, sei riconoscibile, firmi autografi anche al fornaio sotto casa. Si pensa, sbagliando, che per fare i giornalisti tv sia in fondo indispensabile solo la bella presenza. E allora è stata tutta una corsa tra belle barbie e fascinosi big jim a salire sul carro tv. Il risultato è la scarsa autorevolezza dell’informazione televisiva. Peccato perché la tv è un mezzo straordinario e per fae il giornalista televisivo devi essere molto preparato, altro che meches e vestiti senza una piega. Ma come dice un proverbio tira più un pelo di…. e cosi, grazie a direttori compiacenti, ci ritroviamo con delle lettrici e dei lettori di telegiornali che se venissero inviati a raccontare il dramma del terremoto in Abruzzo non saprebbero trovare nemmeno uno straccio di notizia… ma la messa in piega, quella si, sarebbe perfetta.

Si è sempre parlato per la Rai di lottizzazione e molto spesso al cambio di governo corrispondeva il cambio dei vertici dell’azienda e dei direttori delle testate giornalistiche. Cosa c’è di diverso oggi rispetto a prima?

La lottizzazione è sempre esistita in Rai la convinzione era che i partiti dovessero per diritto divino metter le mani sull’azienda. Errore clamoroso della destra come del centrosinistro. La rai che è una corporation deve stare liberamente sul mercato, ma è forse proprio questo il problema: la si vuole far stare ancora sul mercato?

Alcuni tuoi colleghi del Tg1 hanno contestato aspramente il direttore Augusto Minzolini: da fuori ad alcuni pare solo uno scontro politico, ad altri come la mancata volontà da parte di alcuni giornalisti e mezzibusti di lasciare il posto ai giovani. Puoi spiegare come stanno realmente le cose?

Nei telegiornali dovrebbe valere la regola sacrosanta del mercato: quindi se un giornalista è autorevole e preparato dovrebbe continuare a condurre i tg, sia esso di destra o di sinistra. La professionalità meglio ancora, la meritocrazia, valore scomparso in questa italia stracciona, dovrebbe essere l’unico metro di giudizio ma non è cosi, purtroppo.. mi trovo dalla parte della Busi e della Ferrario, insomma, non tanto ideologicamente quanto per un semplice motivo: al loro posto sono state chiamate persone non all’altezza… e sono generoso. Il problema al Tg1 poi i è un altro: la qualità e l’indipendenza delle notizie. Su quest’ultimo punto le scorrettezze sono sotto gli occhi di tutti. Sulla qualita: aiuto! Della gatta della signra Cecioni che ha partotito cinque micetti non me ne frega nulla. Comprarei Chi o Novella 2000 se voglio esserne informato.

E’ di questi giorni un sondaggio pubblicato da Affaritaliani che vuole come giornalista più amato Enrico Mentana e come telegiornale migliore il Tg5. Che cosa rende più credibili loro rispetto ad altri?

L’autorevolezza: ecco il valore aggiunto di Mentana e del Tg5. Mentana non è è di destra nè di sinistra. E’ un giornalista. Punto. E torniamo al solito discorso. Ogni mio collega dovrebbe, deve, avere le proprie idee politiche. E’ inevitabile, ma poi, svolgendo la professione, deve soprattutto essere equilibrato, onesto, raccontare la verità, anche se scomoda per la propria ideologia e per il partito che appoggia. Questo, almeno, mi è stato insegnato negli anni. Che un comandamento del genere, unico e imprescindibile della professione giornalistica, sia diventato pura utopia? Spero davvero di no.

Come dovrebbe essere fatta e data un’informazione per essere corretta?

Tornando a Mentana: ricordo ancora l’intervista che rilasciò ad un settimanale, disse:”Alla cena per la vittoria berlusconiana, vidi tanti colleghi del mio tg salire sul carro del vincitore, mi sentivo un pesce fuor d’acqua in quella festa”. Ecco ha perfettamente ragione: un giornalista non dovebbe salire su nessun carro e svolgere liberamente la propria professione. Devo dire che in questo, fino a due anni fa, Berlusconi era inappuntabile: ho lavorato per Mediaset, per Mondadori in assoluta libertà e autonoimia, senza nessun bavaglio. mai.. contavano gli ascolti per lui e io non so per quale motivo ma con i miei servizi ho sempre raggiunto ottimi risultati.

Porta a porta, L’ultima parola, Annozero, Ballarò, Otto e mezzo, Matrix, L’infedele: i programmi d’approfondimento politico approfondiscono o si schierano?

Indubbiamente si schierano a destra come a sinistra. Anche se l’approfondimento c’è, è innegabile. Ma schierandosi forniscono un pessimo servizio al telespettaore. Ripeto: un giornalista deve essere onesto, leale, indipendente. Solo cosi la gente da casa riesce a farsi una sana opinione delle cose del mondo.

Quale scenario dobbiamo aspettarci per il futuro dell’informazione in Italia? C’è qualcosa che si può fare al di là dei colori e delle bandiere?

Io credo, anzi sono convinto, che la legge sulle intercettazioni non passerà nè ora nè mai, anche se la guardia deve restare alta, l’Wuropa ci ha già condannati e il 90 per cento degli italiani ha condannato a sua volta questo governo. L’informazione è uno dei nervi principali della società. La gente vuole sapere e si è stancata dell’Infotainment, vuole leggere, ascoltare la radio, vedere la tv per accrescere la propria cultura,la propria informazione. Il tempo delle veline di Striscia è scaduto. Senza diventare necessariamente noiosi, si può fare tv con intelligenza. Nonostante tutto credo il futuro del giornalisno se non rosa, sarà bianco rosato. O verde. Il colore della speranza e non della lega padana.

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