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Enrico Mentana a In 1/2h: “Michele Santoro ad un passo da La7”

Foto: AP/LaPresse

Lo ripete, ininterrrottamente, da ormai quasi due settimane all’interno del suo tg. Enrico Mentana conferma l’ipotesi di un possibile interessamento per Michele Santoro da parte de La7. Ospite di In 1/2, il giornalista ha candidamente ammesso che esistono delle trattative in corso per il passaggio dell’illustre collega nella scuderia della rete diretta da Lillo Tombolini:

Io ho detto e titolato che Santoro è un passo da La7 ed è ancora a un passo da La7. Poi il mercato è mercato. Santoro è diventato maggiorenne tre anni prima di me, è artefice del suo destino. Spero che venga, ma sta a lui a decidere.

Nel corso della lunga chiacchierata con Lucia Annunziata, Mentana ha confessato di non aver mai ricevuto pressioni dall'”alto” su come impostare il proprio telegiornale:

Si è liberi quando si è liberi. La libertà in un telegiornale è di un direttore che non riceve mai pressioni, se non quelle che sono legittime. In questo momento La7 ha un editore che quasi nessuno sa chi sia eppure Telecom Italia è una grande industria di questo paese. La forza della scommessa di un editore forte ma anche un editore che non colora. Mentre se hai come editore Berlusconi tutto quello che dici o fai, o che non dici o che non fai, viene visto con dietrologia. La stessa cosa succederebbe se l’editore fosse Carlo De Benedetti, qualsiasi cosa pubblicata da Repubblica o dall’Espresso viene, infatti, interpretata dalla stampa che la pensa diversamente come una manovra del ‘partito di Repubblicà’.

Il direttore del Tg La7 non si risparmia nemmeno in sfoccatine avvelenate verso i dirigenti Rai:

Non c’è un gruppo dirigente alla Rai. Ci sono dirigenti che agiscono, purtroppo, in ordine sparso. È evidente che quando un consiglio di amministrazione va deserto perchè una parte vuole fare una cosa e l’altra no, vuole dire che una spaccatura che già si era evidenziata è altrettanto evidente adesso. E nessuno dei protagonisti ha premura si smentire quanto si legge sui giornali, agiscono in ordine sparso e non c’è una strategia comune, non c’è una missione comune.

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