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I migliori film con Robert Redford dopo la sua scomparsa

Robert Redford, un’icona del cinema americano e un’anima poliedrica, è scomparso all’età di 89 anni. Redford non è stato solo un attore, regista e produttore di successo, ma anche un pilastro per il cinema indipendente, fondando il Sundance Film Festival. La sua figura, simbolo di una mascolinità colta ed elegante, univa profondità e immediata riconoscibilità.

Robert Redford

Il meglio di Robert Redford coi suoi film

Viene definito “l’ultimo dei giganti” della vecchia Hollywood, quella capace di creare opere durature e significative. Sono principalmente cinque le pellicole che hanno sancito al meglio la sua incredibile carriera. Il primo film d’impatto è stato sicuramente Butch Cassidy and the Sundance Kid (1969). In questo western crepuscolare di George Roy Hill, Redford affianca Paul Newman in una storia di amicizia e della fine di un’epoca.

Redford interpreta il taciturno e letale Sundance Kid, in contrasto con il più loquace e sognatore Butch Cassidy di Newman. Il film è celebrato per la sua regia, la fotografia di Conrad Hall e la colonna sonora di Burt Bacharach. La chimica tra i protagonisti e la sua miscela di ironia e malinconia lo rendono un capolavoro del genere, riconosciuto tra i migliori film americani di sempre.

Indimenticabile è anche I tre giorni del Condor (1975). Diretto da Sydney Pollack, questo spy thriller vede Redford nei panni di Joseph Turner, un analista della CIA che si ritrova in fuga dopo che la sua intera sezione viene sterminata. Il film, un capolavoro del genere, è anche un commento politico sulla corruzione morale e sugli interessi economici degli Stati Uniti. Redford interpreta un uomo comune e non un eroe, rendendo il personaggio credibile e pieno di determinazione.

Altra pellicola di spicco è Tutti gli uomini del presidente (1976). Qui Alan J. Pakula dirige Redford e Dustin Hoffman nel ruolo dei giornalisti Bob Woodward e Carl Bernstein, che con la loro indagine sullo scandalo Watergate cambiarono per sempre il rapporto tra l’opinione pubblica e la Casa Bianca. Il film, un thriller politico perfetto, mette in risalto l’importanza del giornalismo come “cane da guardia” della democrazia. La straordinaria alchimia tra Redford e Hoffman ne fa una pietra miliare del cinema civile, un modello di perfezione di regia e interpretazioni che ha ispirato innumerevoli film successivi sul giornalismo.

Nel Corvo Rosso non avrai il mio scalpo! (1972) di Sydney Pollack, Redford interpreta l’antieroe Jeremiah Johnson in un western revisionista. Il film, basato su testi storici, si distingue per la sua rappresentazione non stereotipata dei nativi americani. Il personaggio di Johnson, un trapper in cerca di vendetta, affronta la natura selvaggia e la solitudine per trovare alla fine la sua essenza umana ed empatica.

Redford offre una delle sue interpretazioni più potenti e memorabili, mostrando ogni sfumatura dell’animo umano. Infine con L’uomo che sussurrava ai cavalli (1998), Redford dimostra la sua sensibilità come regista e interprete. Nel ruolo di Tom Booker, un “rancher” che ha il dono di aiutare cavalli e persone traumatizzate, tocca l’apice della sua carriera da regista indipendente. Il film, un melodramma naturalistico che fu un grande successo al botteghino, è un inno al legame tra uomo e cavallo e all’importanza dell’empatia e dell’ascolto. Questo film segnò anche una tappa fondamentale per la carriera di una giovanissima Scarlett Johansson.

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