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Recensione: The Hitcher

Grace Andrews (Sophia Bush) e Jim Halsey (Zachary Knighton), sono due fidanzatini, che si svegliano una bella mattina, decidendo di passare le proprie vacanze primaverili dalle amiche di lei.
Durante il viaggio, a bordo di un’automobile anni settanta da collezione, blu a strisce bianche, sotto il diluvio universale, i ragazzi, che rischiano di investire un autostoppista (Sean Bean), fermo con la propria vettura ai bordi della strada, decidono di tirare avanti.
Incontrato nuovamente lo sconosciuto alla stazione di servizio, e persuasi dall’affabilità della persona, decidono di dargli un passaggio. Mai scelta fu così errata: l’uomo, dal nome inventato John Ryder, è in realtà uno psicopatico che li perseguiterà fino al prevedibile lieto fine, lasciando dietro sé un numero impressionante di morti, ammazzati con modalità differenti, per il semplice gusto di uccidere.


The Hitcher, remake del film datato 1986 di Robert Harmon, diretto dall’esordiente Dave Meyers, con Sean Bean nella parte che fu di Rutger Hauer, parte alla grande, con scene da cardiopalma come il dialogo dello psicopatico con i protagonisti o quella in cui il pazzo è in auto con una famigliola felice (presa pari pari dall’originale), ma nel proseguo cala vistosamente, trasformandosi in un film splatter, poco credibile, a tratti comico.
E’ un vero peccato perché gli ingredienti per un thriller on the road ben fatto ci sono tutti, ma vengono gettati al vento a causa di scelte stilistiche per lo meno dubbie: troppo sproporzionato e altalenante il rapporto tra azione e thriller; troppa ripetitività nelle scene d’inseguimento (lo psicopatico insegue le proprie vittime, loro lo seminano, o almeno pensano di averlo fatto, lui ricompare e inserisce nel suo DNA la funziona distruttore, le automobili roteano e si sfracellano); troppo netto il cambiamento di comportamento di Grace da paurosa sexy ragazza ad angelo vendicatore; troppo bambolotto Jim.
Nemmeno le musiche martellanti e il fascino di uno psicopatico sbucato da chissà dove, capace di spezzarsi un dito per liberarsi e di sfidare l’intera polizia, riescono ad innalzare il livello del film, schiavo del dogma Spatter uguale Horror.
Il film vive di attimi e per sfortuna dello spettatore i più belli sono tutti concentrati nei primi venti minuti. Ridicoli i poliziotti (un gruppo di comparse senza arte ne parte), ridicolo il finale (se sei un killer serio non ti fai prendere in giro da una ragazzina), ridicoli gli schizzi di sangue stile fontanella delle vittime del nostro John Ryder.
Concludendo: The Hitcher è uno di quei casi dove, seppur non sia voluto, allo spettatore, vedendo l’idiozia dei protagonisti, vien voglia di tifare per il cattivo. Quando vedrete Grace che si fa la doccia con Jim, pochi minuti dopo aver seminato il killer, vi assicuro che anche voi vi alzerete in piedi gridando: “Questi due sono proprio stupidi e meritano di morire!“

1 commento su “Recensione: The Hitcher”

  1. Tutto tranne un film horror, tutto tranne film, lo psicotico aveva ragione nell’ucciderli, dopo due minuti con loro avrei anche io tagliato la gola ad entrambi!

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