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Recensione: Notte brava a Las Vegas

Joy (Cameron Diaz) e Jack (Ashton Kutcher) sono due cittadini di New York, che in tutta la loro vita non si sono mai conosciuti, perché nella grande mela hanno due occupazioni differenti, lei è broker, lui un costruttore di mobili nella fabbrica del padre e perché hanno modi di vivere completamente opposti, lui alla giornata, lei tutta programmata.
Entrambi, insoddisfatti della loro esistenza, lei lasciata dal proprio fidanzato di fronte a tutti, lui licenziato dal padre, decidono di partire per Las Vegas accompagnati da Tripper (Lake Bell) e Steve Hader (Rob Corddry), loro rispettivi amici del cuore.
A Las Vegas, a causa dell’errata assegnazione delle camere i quattro si conoscono. Complice l’alcool e la situazione dei sogni (Limousine e suite costosissime) che vivono, Joy e Jack si dimenticano dei problemi e si sposano. Il mattino dopo, mentre i due sposini spiegano reciprocamente le motivazioni per cui devono divorziare, Jack, con la monetina di Joy vince il jackpot di 3 milioni di dollari.


Per decidere chi debba tenere i soldi e spiegare ai giovani l’importanza del matrimonio, il giudice minaccia i ragazzi di congelare l’intera somma di denaro e li costringe a rimanere sposati per sei mesi (scaduti i quali si sarebbero divisi la somma) per provare a salvare la loro unione, anche con l’aiuto di una psicologa (Queen Latifah).
Notte brava a Las Vegas (What Happens in Vegas), diretto da Tom Vaughan, è il classico film commedia all’americana, tipo Ti Odio, Ti lascio Ti, 27 volte in bianco e La sposa fantasma fatta di situazioni buffe, che accompagnano lo spettatore al classico happy end.
Il fatto di essere classicamente prevedibile sta a voi decidere se sia un pregio o un difetto, per un genere che non ha nel suo DNA il colpo di scena e i repentini sconvolgimenti del plot. Ciò su cui bisogna soffermarsi è semmai la brillantezza e la freschezza narrativa.
Se la freschezza è assicurata dall’idea di far lottare i due protagonisti per l’intera somma di denaro in modo assolutamente scorretto (i due, aiutati dagli amici, cercano di trovare i cavilli giuridici più impensabili per costringere l’altra parte a rinunciare alla proprio amontare del gruzzolo pur di potersene andare), di brillante c’è ben poco, a causa di gag troppo lunghe che perdono la loro simpatia, personaggi inutili usati in chiave ironica che non divertono (il secondo amico di Jack per tutto il film insiste per poter conoscere Joy) e altri dall’attrattiva maggiore, il giudice e la psicologa, messi poco in risalto.
Il risultato di una classica commedia americana sommata a scarsa brillantezza è un film opaco, grossolano, (che togliendo tutto l’inutile sarebbe stato più accattivante) che in alcuni punti annoia (i discorsi tra Joy e Jack) o scade nel patetico (il ballo durante la riunione di lavoro di Joy), data la consapevolezza che tanto, anche se si allunga il brodo, i due protagonisti finiranno per amarsi.
Concludendo: la sensazione che si ha guardando il film è quella di un film ibrido, in cui una pellicola che non vuole essere troppo romantica, ne è invece prigioniera: anche se il tema principale non è l’amore, quanto il ritrovare la fiducia in se stessi, si percepisce di più l’aspetto sentimentale di tutto il resto, che appare poco elaborato.
Consigliato come Home Video a tutte coloro che amano le commedie d’amore, a prescindere da cosa e come lo raccontano.

3 commenti su “Recensione: Notte brava a Las Vegas”

  1. questa recenzione nn rende giustizia al film ke al contrario è stupendissimo!! mi ha fatto morire dalle risate e nonostante il finale sia scontato mi ha anche fatto piangere…d gioia. Per passare un po’ d tempo fuori dal caos d tutti i giorni questo film può essere considerato anche il massimo!
    E poi loro sono dei grandi! Belli e bravi! 😛

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