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Recensione: Non è mai troppo tardi – un inno alla vita di fronte alla morte

Non è mai troppo tardi è un inno alla vita di fronte alla morte: il film narra di due malati terminali, il ricco Edward Cole (Jack Nicholson) e il meccanico Carter Chambers (Morgan Freeman), che da sconosciuti si ritrovano a percorrere lo stesso destino, ossia affrontare la morte imminente (dai sei mesi a un anno di speranza di vita) esaudendo tutti i loro desideri scritti su una lista (tipo quella di My name in Earl, ma più drammatica).

Rob Reiner, regista di grandi capolavori del cinema come Harry ti presento Sally e Misery non deve morire, affronta una nuova avventura conscio del fatto di avere tra le mani, come protagonisti, due attori premi Oscar, che da soli reggono tutta la baracca.

Il film tratta un argomento molto delicato come la vita dei malati terminali, con una vena ironica, affrontando l’ineluttabile senza pensarci troppo, cercando di dare un messaggio di speranza a tutti, comunicando allo spettatore un’idea precisa: non è mai troppo tardi per vivere. Nella vita bisogna dare gioia per riceverla.


Leggendo le recensioni online ne ho trovate tante che esprimevano delusione data dal fatto che il film non tratta in maniera classica e drammatica il tema della morte, e perplessità per il viaggio che affrontano i due protagonisti, che mette in secondo piano il loro dramma, come se questo fosse solo un escamotage per mostrare, in un’ora di film, la loro scampagnata. Invece dal mio punto di vista vi posso assicurare, che il viaggio non è altro che metafora della ricerca introspettiva dei due protagonisti, che grazie ad esso si confrontano con se stessi e con la loro fine.

L’aspetto più bello di Non è mai troppo tardi è proprio il fatto che, attraverso un tatuaggio, o una corsa in auto, o un lancio col paracadute, o un giro in moto sulla grande muraglia cinese, Edward e Carter riflettono su cosa stanno lasciando con la loro fine, cosa realmente stanno lasciando. Attraverso esperienze futili rispetto all’importanza della vita, entrambi tirano le somme e comprendono, l’uno di aver avuto, durante la propria esistenza, tutto quello che poteva desiderare (Carter che sogna di diventare un maestro di storia, ma che è stato costretto a rinunciare per crescere un figlio, capisce che la sua gioia è la famiglia stessa), l’altro di non aver mai dato gioia pensando solo ai propri interessi (Edward, cerca di dimenticare la figlia per orgoglio, perché lei non lo vuole più vedere, ma alla fine si convince ad incontrarla per ricostruire prima della morte un minimo di rapporto).

Concludendo: è molto facile con film del genere strappare consensi, magari con una scena di dolore in più o magari descrivendo morbosamente la sofferenza del distacco o raccontando la lotta contro la malattia, ma Non è mai troppo tardi non usa questi mezzi per arrivare all’approvazione, piuttosto si fa forza di una grande dignità nell’affrontare il proprio destino e di due grandi interpreti del cinema americano, Nicholson e Freeman.

Un film fine, prevedibile quando vuole esserlo, sereno nella colonna sonora, sorridente nelle facce felici dei suoi protagonisti, pronti a prendersi gioco di tutto e tutti, magnifico nella sua fotografia e nel finale. Non è un capolavoro perché gli manca la novità, ma non ricalca facili cliché. E’ assolutamente un film che vale la pena vedere.

3 commenti su “Recensione: Non è mai troppo tardi – un inno alla vita di fronte alla morte”

  1. Sinceramente non amo questo tipo di film ma…questo è superbo, i due attori son fantastici.
    Il dare speranza non è un male, il male è dare speranza e non credere che la si stia dando.Questo film non è il classico film mattone,ma grazioso e dolce da vedere.

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