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Recensione: L’incubo di Joanna Mills. L’incubo di Buffy!

Ci sono due modi per raccontare lo stesso film: il primo è raccontare la trama, il secondo è descrivere realmente cosa accade per tutta la durata dello stesso. Per farvi capire che cosa intendo, vi parlerò dell’ultima fatica di Asif Kapadia (The Warrior): L’incubo di Joanna Mills, originariamente conosciuto come The return.
Prima versione: Joanna Mills (Sarah Michelle Gellar) soffre sin da bambina di visioni sia da sveglia che da bella addormentata. Questo potrebbe anche andar bene, se non fosse che, mentre non si parla col padre e litiga ogni tre per due con il manesco fidanzato, ha delle visioni di una giovane donna morta e del suo assassino.
Spinta all’esasperazione, decide di togliersi il peso seguendo fino alla città natale della ragazza assassinata i suoi incubi ricorrenti per scoprire la verità. Caso vuole che l’assassino molto probabilmente l’ha scelta come prossima vittima. Contro caso vuole, che ad aiutarla arriva Terry, un personaggio misterioso.


Seconda versione: Buffy… Joanna Mills non si sa perché non si sa per come, soffre sin da bambina di visioni, ma prima di avere quelli allucinanti di una giovane donna morta, non se ne preoccupa più di tanto. In ottantacinque minuti di film, o meglio, da quando prende coscienza che c’è qualcosa che non va, deve fare i conti con il terrificante stereo dell’auto che si accende da solo ripetendo sempre la stessa canzone (Sweet Dream), la raccapricciante immagine che vede nello specchio, brutti incubi che si mescolano alla realtà (o come direbbe Marzullo ad una realtà tremenda che si mescola ad un sogno), una bambina clandestina nella sua auto (o forse è una visione? Che paura!), un continuo udir di voci e sospiri (sarà mica la bambina che si è nascosta nel veicolo?), un ragazzo violento e un’interminabile serie di entra ed esci dal suo mezzo.
Il film, che vede tra i protagonisti anche Sam Shepard, Adam Scott e Peter O’Brien, ha il grande difetto di essere troppo lento (e trovo che la lentezza se non ben orchestrata faccia scemare la suspense) e troppo cervellotico. Il paesaggio monotono del Texas di certo non aiuta (bella la fotografia) e le scelte registiche del film sembrano una contaminazione un po’ pasticciata dei film asiatici e dei capolavori onirici di Lynch (senza produrre gli stessi grandi risultati del regista di Twin Peaks).
Sarah Michelle Gellar è ormai inflazionata nei generi thriller e horror psicologici, soprannaturali e sinceramente non meriterebbe, almeno per quanto riguarda questo film, di essere menzionata: la sua recitazione è poco espressiva quando deve reggere la tensione e troppo teatrale quando ci si aspetta una interpretazione più vicina alla realtà.
Concludendo: dopo aver fatto i dovuti calcoli e aver riletto attentamente le due trame dello stesso film, scegliete se L’incubo di Joanna Mills, può fare al caso vostro o se pensate di poter resistere alla tentazione di farvi impressionare dal titolo. Poteva essere bello, ma è deludente quindi…

3 commenti su “Recensione: L’incubo di Joanna Mills. L’incubo di Buffy!”

  1. Come storia ci poteva anche stare ma…lento,poco emozionante e la Gellar (moglie di Freddie James Prinze Jr)meglio che si prenda una pausa per stare con il marito!
    Forza Buffy!

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