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Recensione: Sex and the city

Carrie Bradshaw (Sarah Jessica Parker), giornalista trendy, nonce voce narrante del film, Charlotte York (Kristin Davis), gallerista dai sani principi, Miranda Hobbes (Cynthia Nixon), avvocato di successo e Samantha Jones (Kim Cattrall), donna libertina, titolare di una agenzia di pubbliche relazioni, sono quattro amiche che si frequentano sotto il sole della Grande Mela.
Carrie sta per convolare a nozze con il suo decennale partner Mr. Big (Chris Noth), quando, a causa di un servizio fotografico, in onore del suo matrimonio, sulla rivista su cui scrive, viene mollata. Saputa la drammatica notizia, le sue amiche, come sempre, la sostengono e l’aiutano a riprendersi.
Nel frattempo tutte cercando di risolvere i problemi quotidiani che la vita pone di fronte a loro: Charlotte convive con il disagio di non poter avere figli, Miranda cerca di rimettere in piedi il proprio matrimonio disastroso, con il marito Steve (David Eigenberg) che l’ha tradita e i figli che crescono e Samantha si confronta con la sua incapacità di vivere con un solo uomo Jerry (Jason Lewis).


Sex and the city, film diretto da Michael Patrick King, attesissimo seguito dell’omonima serie televisive continua a raccontare, anche se con occhi più adulti e saggi, le molteplici sfaccettature dell’universo femminile attraverso le storie delle sue quattro protagoniste.
Rispetto alla serie tv, cambia poco (stile, storie d’amore, racconti di vita vissuta, tanta brillantezza, personaggi intriganti e grande capacità di raccontare la donna e le sue perplessità) seppur in oltre due ore di film, latitino alcuni aspetti, che hanno l’hanno resa una dei telefilm più apprezzati al mondo: di sesso e di quel linguaggio per niente politically correct, secco, pepato e diretto, c’è veramente ben poco.
Le note di merito vanno comunque date a Patricia Field, capace di riproporre lo stile ricercato e personale per ogni protagonista femminile, alla trama ben sviluppata (lineare, ma priva di colpi di scena), che perde in autorevolezza di fronte agli occhi di chi non ha seguito le sei stagioni in televisione e alle attrici che riescono ancora una volta a trasmettere non solo ansie, ma anche valori positivi come l’amicizia e la famiglia e che bucano il grande schermo, come bucavano, fino a quattro anni fa quello piccolo.
L’unico vero e proprio difetto che si può riscontrare, sempre che lo si voglia vedere negativamente, consiste nella troppa corrispondenza con la serie televisiva: il film sembra un mega assemblaggio di quattro episodi e, a livello stilistico, non propone nulla di nuovo.
Concludendo: il film bisogna valutarlo da due punti di vista differenti, cioè quello del fan appassionato, che non rimarrà deluso dalla storia, che vedrà la crescita delle sue beniamine a distanza di anni e che riassaporerà la New York fashionistica di cui si è innamorato non perdendosi nemmeno un episodio in televisione e quello dello spettatore curioso, che trovandosi di fronte all’ennesimo film romantico, potrà comunque gustarsi un prodotto qualitativamente superiore agli ultimi, dello stesso genere, presentati al cinema.

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