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Rai, il futuro in dodoci canali e l’appello di Carlo Freccero

Quale sarà il futuro della Rai digitalizzata? La risposta ci viene data da Libero, che anticipa il Piano Editoriale della televisione di stato.

Raiuno Raidue e Raitre saranno sempre più generaliste e meno settoriali: gli argomenti specifici finiranno sugli altri canali e Raitre si interesserà sempre più delle regioni e del territorio.

Gli altri nove canali. La Rai pensa di investire su ognuno tra i cinque e i dieci milioni di euro per riuscire a mantenere una percentuale d’ascolto del gruppo pari al 42%. Rai 5 si dedicherà ai film, alle mostre, alle rassegne cinematografiche e alle retrospettive; Rai 6 Extra (con sede a Milano)punterà sul mondo della moda e della cultura; Rai Storia (con sede a Napoli) avrà produzioni di carattere culturale e storico; Rai Yo Yo e Rai Gulp (entrambi a Torino) proporranno programmi , fiction e film per adolescenti; Rai News 24 (con sede a Roma) sarà ripensata; Rai Sport Uno (a Roma) e Rai Sport Due (a Milano) si divideranno gli eventi e le manifestazioni sportive.

Rai 4, definito il canale incubatore della tv di Stato, non avrà informazione e sport, ma produzioni proprie. A tal proposito Carlo Freccero, direttore della Rete, a Liberazione dice:

E’ chiaro che Rai 4 in questo momento ha una visibilità maggiore e io credo sia necessario iniziare un percorso serio di autoproduzione, sia di fiction che di magazine .. bisogna fare di più, produrre fiction, informazione...

Freccero, parlando in generale della Rai si auspica che l’azienda riesca a stare al passo coi tempi, per non perdere investitori, sempre più interessati ad investire nei canali tematici, non chiude la porta all’idea di una Rai pay per view, ma solo per prodotti come grandi eventi, concerti e spettacoli teatrali e ribadisce l’importanza di guardare al futuro:

E’ chiaro che la tv generalista ha ancora un suo preciso spazio, che va considerato e rispettato. Il nostro è un paese piuttosto lento, e la contrazione economica non gioca a favore di trasformazioni epocali veloci. Ma bisogna saper guardare al futuro… l’integrazione totale dei media.

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