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Sciopero attori Usa: la Sag si spacca

Nel caso non ne foste a conoscenza, da diversi mesi negli Usa è in atto uno scontro fratricida tra attori di diversi settori dello spettacolo, a seguito delle trattative per il rinnovo del contratto del settore scaduto il 30 giugno.

Da un lato troviamo il sindacato AFTRA, (American Federation of Television and Radio Artist) che rappresenta gli attori televisivi e radiofonici, che di fatto ha ratificato un accordo sia pur parziale con l’AMPTP (Alliance of Motion Picture and Television Producers) ovvero il sindacato dei produttori, circa le modalità di ripartizione dei compensi, i contributi per la pensione e sulle cure mediche per gli impiegati, diritti sulle vendite dei DVD, protezione sugli abusi delle opere, preservazione delle protezioni in caso di forza maggiore, uso e guadagni dai nuovi media.

Tale accordo non è stato gradito dalla SAG, (Screen Actors Guild), sindacato degli artisti di cinema e tv, che in più di un occasione ha minacciato uno sciopero che di fatto paralizzerebbe ogni produzione dello show business americano. Superato il 15 agosto, data entro cui l’AMPTP proponeva ad accordo raggiunto, un ulteriore incentivo di dieci milioni di dollari da aggiungere ai 250 già offerti, la situazione appare più che mai confusa.


La SAG si trova ora con una patata bollente in mano, non potendo più retrocedere dalle sue posizioni per principio e nello stesso tempo con una fronda intestina che sta spaccando lo stesso sindacato. Da un lato abbiamo, Membership First, la corrente presieduta dal discusso presidente Alan Rosemberg, accusato di debolezza e immobilismo dall’altra “anima” della SAG, Unite for Strengh, più disponibile ad un accordo, la quale alimenta la polemica in vista delle elezioni del 18 settembre, in cui verranno rinnovate le cariche direttive del sindacato, dove avanzerà 22 nuove candidature.

Da più parti si fa inoltre notare che la situazione di stallo comporta una perdita di 1,7 milioni di dollari a settimana per gli attori che lavorano con un contratto scaduto, a tal proposito appare risolutrice la presa di posizione del più conciliante AFTRA, che nelle vesti del presidente Roberta Reardon e del direttore esecutivo Kim Roberts Hedgpeth, ha richiesto l’intervento di un mediatore federale che ponga la parola fine a una lunga querelle che pare non avere fine.

Uno spiraglio per una soluzione della controversia sembra venire da un per ora presunto accordo tra SAG e AFTRA, circa la conduzione congiunta delle trattative per il rinnovo dei contratti pubblicitari, fatto sta che l’ombra sinistra dello sciopero continua ad oscurare gli Studios che già si sono preparati al peggio.

La Disney Company, ha posticipato l’inizio delle riprese di alcuni nuovi film, cosi come la Sony che non ha in calendario alcun progetto per i prossimi due mesi. L’Universal, si cela dietro un velo di omertà . La Fox, prevede la lavorazione di un solo film: Tooth Fair. Se da un lato però abbiamo un netto calo delle produzioni interne, dall’altro quelle indipendenti potrebbero trovare un inaspettata attenzione da parte dei media essendo le uniche a poter colmare gli eventuali vuoti creati dal rallentamento delle major.

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