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Greta Mauro a CineTivù: “La cultura non paga quanto le urla ed il pettegolezzo dell’intrattenimento”

Ogni mercoledì su La7 va in onda Atlantide, il programma di divulgazione che coniuga affascinanti argomenti storici a temi scientifici. La conduzione del programma è affidata a Greta Mauro e al geogolo Mario Tozzi. Domani andrà in onda, alle ore 21.10, il quarto appuntamento.

Greta, come sta andando questa nuova edizione?

Sta andando bene, sono contenta di fare un programma come questo. Sul piano auditel stiamo facendo dei buoni risultati; nell’ultima puntata abbiamo totalizzato il 2,40% di share.

Cosa c’è di nuova in questa edizione?

Per la prima volta c’è una co-conduzione con un uomo, con Mario Tozzi per la precisione. Rispetto al passato il programma si è trasformato: prima aveva un’impostazione storica, adesso abbiamo un approccio più legato alla terra. Prima andavamo in onda da uno studio, adesso siamo in esterna: Mario va in giro per il mondo, io in giro per l’Italia e faccio delle piccole inchieste su situazioni di degrado, per capire cosa sta succedendo.

Ti piace viaggiare?

Moltissimo. Viaggiando per lavoro ho la fortuna di vedere cose spettacolari, che da turista non avrei la possibilità di vedere.

Viaggiare per lavoro è un sacrifico? Riesci a stare vicino alla tua famiglia?

Anche se siamo molto ben organizzati, è chiaro che è un sacrificio. Noi donne bisogna sempre mettere da parte qualcosa, ma ho molte energie: mi piace il mio lavoro e amo stare con la mia famiglia. Non sono frustrata da nessun punto di vista (ride, ndr).

E’ difficile fare cultura in prima serata?

La cultura non paga quanto le urla ed il pettegolezzo dell’intrattenimento. Nella mia carriera ho sempre fatto programmi di “cultura”. Ci sono rimasta male quando mi sono ritrovata a fare dei programmi bellissimi che poi chiudevano a causa dei bassi ascolti; mentre il programma brutto del pomeriggio, che faceva meno di noi, continuava ad andare in onda.

Su La7 non ci sono questi problemi..

Su La7 no, per fortuna. C’è molto spazio e la rete tende a difendere questo spazio riservato alla cultura.  

Hai debuttato ad Atlantide nel 2009. Ricordi la tua prima volta?

Mamma mia che imbarazzo! Non avevo mai condotto un programma e non ero mai stata in uno studio televisivo. All’improvviso mi sono ritrovata con tutti addosso che mi truccavano, pettinavano e mi vestivano. Fino ad un mese prima ero stata in mezzo alla strada a fare interviste e a montare i miei pezzi fino all’una di notte. All’improvviso ero diventata una specie di “barbie” (ride, ndr)

E’ stato spiazzante?

La conduzione non si può improvvisare, è un lavoro importante: all’inizio ho avuto delle difficoltà. Adesso sono serena e tranquilla.

Da quando ti sei appassionata alla storia?

Da sempre, mi è sempre piaciuta. Ho studiato scienze politiche con indirizzo storico.

La tua carriera è iniziata come redattrice a Correva l’anno..

Ho iniziato a “Correva l’anno” un bel po’ di anni fa. Lì ho avuto la fortuna di lavorare con degli autori bravissimi e ho avuto una grande opportunità che ho sfruttato. Era quello che volevo, sapevo che quella strada mi piaceva.

Ricordi un aneddoto particolare?

La prima riunione di redazione è stata particolare. Era la mia prima volta, ero spaesata. Gli autori dissero che bisognava fare sei puntate sulla storia d’Italia fra gli anni ’60 e ’70. Io non capivo niente, non sapevo cosa dovevo fare. Tornata a casa sono andata su internet e ho scaricato qualsiasi cosa, poi sono corsa in libreria a comprarmi – con la mia paghetta – una quantità di libri enorme. Il giorno dopo, come una studente qualunque, mi sono presentata dall’autore con tutti quei libri, come se fossimo a scuola (ride, ndr). Credevo mi prendesse per pazza, invece mi disse: “brava” e mi affidarono una puntata sulla mafia.

Da piccola sognavi di fare questo mestiere o avevi altre ambizioni?

In realtà ho sempre voluto scrivere, volevo fare la scrittrice. Ma devo ammettere di essere un po’ egocentrica, mi piace stare al centro dell’attenzione e, da piccola, mi piaceva rendermi protagonista di piccoli spettacoli che la mia famiglia doveva guardare (ride, ndr).

Oltre ad essere una brava giornalista, sei anche una bella donna. La bellezza è limitante per il tuo lavoro?

La bellezza è un’arma che va saputa usare con intelligenza. Ho sempre ottenuto tante cose senza mai essere scesa a compromessi o ricevere proposte indecenti. Certo, per noi se sei bella è limitante: bisogna sempre dimostrare che le cose le sai fare e che non sei stupida, devi fare il doppio della fatica. Ma se le cose sai farle bene, bella o non bella, i risultati arrivano prima o poi.

I risultati sono arrivati con AnnoZero, dove hai fatto l’inviata per un anno…

Ho un bel ricordo di Michele, lo seguo sempre volentieri. E’ stato molto importante per la mia vita e la mia carriera. Grazie a lui ho imparato ad essere spregiudicata e più determinata. Mai mi sarei immaginata di poter entrare nel gruppo di lavoro di Santoro. Ricordo il primo provino con lui: sono arrivata al colloquio e c’erano centinaia di ragazzi fuori che studiavano. Vedendo quei ragazzi mi sono terrorizzata, volevo scappare: avevo il terrore di dover sostenere un’interrogazione. Per fortuna, invece, non mi ha interrogato nessuno e il colloquio è andato bene.

Torneresti a collaborare con lui?

Magari, mi piacerebbe moltissimo.

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