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Francesco Nuti: “Non parlo ma continuo a scrivere”

Francesco Nuti, l’attore e regista italiano vittima di un tragico incidente nel 2006, si racconta in una lunga intervista rilasciata al Corriere. Non è più in grado di parlare, ma ha già preparato due nuove sceneggiature d’amore.

Ecco alcuni pezzi estratti dall’intervista:

Francesco, la rivedremo in pubblico al Mandela Forum, a Firenze, per un’iniziativa altamente meritevole. Cosa l’ha spinta ad accettare l’invito delle famiglie di Trisomia, che supporta e assiste i ragazzi down?
«Beh, mica sono di coccio, anzi mica sono di legno come un certo burattino».
La sua situazione è molto simile a quelle, vissute a suo tempo e seppure per cause differenti, da Ambrogio Fogar e dal calciatore Borgonovo. Anche loro seppero, come lei, rivedere il loro status di uomini famosi per lanciare messaggi importanti alla società nelle vesti di persone normali. Cosa si prova?
«Ora sono tranquillo, non so se la mia situazione è simile a quella di Fogar o Borgonovo. Sono vissuto per almeno 10 anni con la febbre a quaranta, ora la febbre è passata. Ai giovani dico: ‘‘non bevetevi il cervello’’».

 

Un genio e un artista rimangono tali anche se privati di alcune funzioni fondamentali per il vivere quotidiano. Lei, per esempio, continua a produrre come e forse meglio di un tempo. Due sceneggiature pronte. Di cosa trattano?
«Non te lo dico…ti toccherà andare al cinema per saperlo. Anzi ti dico che parlano d’amore, la prima sceneggiatura d’amore per una donna che si chiama Olga, la seconda per un bambino».
Inizialmente, da parte del suo ambiente professionale, una catena solidale eccellente. Poi, un poco alla volta, pensieri distratti sino ad arrivare ad un inquietante silenzio. Cosa è accaduto e lei si ribella?
«Ti rispondo con una frase che ho scritto nella mia biografia: ‘‘chi si vergogna di me si vergogni di sé’’».

 

Quali sono i suoi passatempi attuali oggi tra una fisioterapia e l’altra: letture, televisione, quant’altro… 
«Disegno molto e amo ancora il biliardo, appena posso vado al Circolo di Narnali e mi tuffo in quel panno verde, butto le palle con la mano sinistra e loro mi ringraziano con un ‘‘toc’’».

Lei che, tra le tante cose è anche un fine ed elegante umorista, ha trovato forse una chiave per sdrammatizzare nei limiti del ragionevole la sua situazione?
«Quale situazione?».
Qual è il suo attuale e vero concetto di amore capace di soffocare la legittima rabbia contro il destino? E non mi riferisco alle donne… 
«L’amore è come Olga, se non ti fa morire è solo una parola, anzi un tradimento».
Infine che cosa comunicherà alla platea del Mandela Forum?
«La mia emozione».

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