Pay tv, riduzione della pubblicità dilazionata in tre anni

Nel consiglio dei ministri di ieri si è parlato del tanto discusso decreto legislativo che limiterà la pubblicità sulle Pay Tv: a quanto pare, viste le polemiche, il limite di affollamento orario della pubblicità per le televisioni a pagamento scenderà dal 18% al 12% come precedentemente rivelato, ma non più in un colpo solo, bensì dilazionato in 3 anni.

La norma, che vuole seguire la nuova direttiva europea (che stando a quanto scrive repubblica, fissa un tetto massimo di 12 minuti all’ora, ovvero al 20%, lo spazio che un tv a pagamento può dedicare alla pubblicità) prevede che gli spot in un’ora di programmazione passino al 16% nel 2010, al 14% nel 2011 e al 12% nel 2012. Ciò vuol dire che, se attualmente ogni sessanta minuti Sky può trasmettere poco più di dieci minuti, nel giro di tre anni diventeranno poco più di sette (a quanto pare Mediaset Premium sfiora il 12% quindi attualmente non è così coinvolta). Le televisioni private, invece, potranno continuare ad arrivare a 12 minuti.

Il ministero dello Sviluppo economico – Comunicazioni, fa sapere che:

Il product placement presto anche in tv

Ne avevamo già parlato a proposito del cinema e ora è la volta della televisione: pare proprio che entro e non più tardi del 2009, il product placement sul piccolo schermo, diverrà una realtà anche nel nostro Paese. La Camera dei deputati ha infatti approvato di recente l’articolo 17 di una legge che recepisce parte della direttiva comunitaria Tv senza frontiere del natale 2007, grazie alla quale dopo il necessario passaggio al Senato sarà possibile esporre noti marchi pubblicitari in film, serie per la tv, programmi sportivi e di intrattenimento leggero, esentati i programmi per bambini ed esclusi i marchi di sigarette e medicinali.

Una ulteriore svolta per il piccolo schermo, sempre più affamato di introiti visto il periodo non proprio roseo, un ulteriore raggio di luce per quei pochi soggetti che di fatto nel nostro Paese gestiscono il mercato della pubblicità televisiva, con un Governo che pare intenzionato e consentiteci anche interessato, ad accelerare l’iter legislativo per un’altrettanto veloce approvazione.

Quanto questo “espediente” pubblicitario potrà portare nelle casse dei diretti interessati non si è ancora in grado di quantificarlo, riportando un dato de La Repubblica, che cita a sua volta il Garante per le comunicazioni inglese (Ofcom), le televisioni britanniche potranno ricavare dal product placement – nell’anno 2009 – da un minimo di 17 milioni di sterline a un massimo di 33,7. Cifre che possono lievitare anche a 50,6 milioni di sterline nel 2010 (pari a 65,2 milioni di euro).

Pubblicità – 12 – Il product placement

Ancora ricordiamo come negli anni ’70, citiamo questo periodo perché è quello che ci è rimasto meglio impresso, si potesse notare in molti film la classica scena, dove il protagonista si concedeva un attimo di relax in compagnia di una buona bottiglia di wisky, cautelandosi che l’etichetta fosse ben in vista di fronte la macchina da presa, o magari il personaggio femminile si permettesse di offrire con naturalezza all’ospite di turno una sigaretta, di cui veniva mostrato il pacchetto con il nome in primo piano.

Un tempo si sarebbe chiamata pubblicità occulta, un modo come un’altro per reclamizzare anche al cinema una nota marca con tanto di testimonial d’eccezione, come nel caso di Sean Connery nel ruolo di 007 e della sua gloriosa Aston Martin, l’automobile fedele compagna di tante avventure, ora però quella che una volta sarebbe stata considerata una mossa furba, solo implicitamente autorizzata e comunque illegale, si è trasformata in una tecnica di comunicazione ufficialmente riconosciuta con il nome di Product Placement.

Dal 2004 la pubblicità nei film al cinema è legale anche in Italia, pare che a livello emotivo abbia un forte impatto verso il pubblico, alla stregua di quella subliminale. E’ giusto operare i debiti distinguo: questo tipo di commercializzazione è espressamente vietato in tv, dove ogni passaggio pubblicitario deve essere indicato con l’apposita scritta per non generare alcun tipo di errata interpretazione, è già successo in passato però che l’ospite di una trasmissione si presentasse con un jeans o la maglietta di una nota marca, in quel caso come ci si dovrebbe comportare? Dirgli di toglierla?