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Un medico in famiglia 8: una Babele di bambini e di dialetti. E Rai1 rischia l’overdose da Albano

UN MEDICO IN FAMIGLIA 8 – E’ andato in onda ieri il primo appuntamento con le prime due puntate di Un medico in famiglia 8, la storica fiction di Raiuno con il patriarca Lino Banfi nei panni del mitico nonno Libero e uno cast pressochè sterminato, da Giulio Scarpati a Gabriele Cirilli (ancora?), passando per Francesca Cavallin (Tutta la musica del cuore) e Giorgio Marchesi (Una grande famiglia).Se l’altra fiction a lunga serialità sulla famiglia allargata, i Cesaroni, hanno perso milioni di telespettatori con il passare delle stagioni, i Martini di Un medico in famiglia 8 godono di ottima salute: Il primo episodio, Chi trova un amico, ha ottenuto nelle due puntate trasmesse rispettivamente 7.393.000 telespettatori per uno share del 24,9% e il secondo, Nel sole, 6.824.000, 28,08%.

Premetto di essere un fan del clan dei Martini – seppure non dalla prima serie – ma se c’è una cosa che ho notato dalle prime battute è l’effetto Carmen Russo – Enzo Paolo Turchi: a Poggiofiorito regna ormai una pletora di bambini. Ci sono i figli gemelli di Lele, la piccola Palù, il figlio di Marco (Giorgio Marchesi) la figlia di Bianca (Francesca Cavallin) e come se non bastasse, anche le coppie Ciccio-fidanzata e Lele-Bianca stanno per apporre un fiocchetto azzurro o rosa all’uscio di villa Martini.

Cosa significa questa sovrabbondanza di bambini? E’ uno spot anacronistico e del tutto fuori luogo a incrementare la prole, nonostante i tempi difficili? (i Martini rischiano di perdere per la prima volta la loro abitazione a causa di un mutuo non saldato dal loro costruttore). Non saprei, ma per ora tendo a vedere la costruzione di un albero genealogico elefantiaco come un modo per sopperire a una trama tendente al realismo ma poco brillante, almeno per il momento.

Naturalmente dal realismo dobbiamo escludere il cameo di Albano. Il cantante pugliese è apparso nei panni di se stesso, ma la comparsata rientra nella classica paura di Rai1 di perdere improvvisamente il suo pubblico più agè. E inoltre l’ammiraglia è (s)caduta nella ripetizione: Albano nemmeno 15 giorni fa era ospite al Festival di Sanremo (ma del cameo dell’artista si sapeva da tempo). Per curare l’effetto nostalgia (quest’ultima parola deriva dal greco e significa “dolore per il ricordo“) il medicinale Carrisi va somministrato a piccole dosi.

Per il resto, credo che Un medico in famiglia 8 sia una Babele dei dialetti italiani: Lino Banfi ha nel suo canosino (il dialetto di Canosa di Puglia) il suo marchio di fabbrica dalla notte dei tempi, Melina (Beatrice Fazi) è la prosecuzione ideale di Cettina (Lunetta Savino) nel segno della napoletanità, Dante (Gabriele Cirilli) è il rappresentante del romanesco, ai quali si aggiunge Ave (Emanuela Grimalda), che incastona nelle sue frasi decine di termini veneti. A proposito di quest’ultimo caso, non è sempre divertentissimo vedere nonna Enrica nei panni di Google Traduttore ogniqualvolta Ave prende la parola.

Mi ha stupito inoltre un piccolo dialogo telefonico nel finale tra il rampante Roberto (l’ex gieffino Alessandro Tersigni, curiosamente presente anche nell’altra produzione Publispei, i Cesaroni) e Maria (Margot Sikabonyi). Ve lo riporto così come l’ho sentito:

Roberto: “Vedo che hai ancora il mio numero di telefono“;

Maria: “Sì, cell’ho“;

L’espressione “ce l’ho” ha subito quello che in linguistica si chiama il raddoppiamento fonosintattico: praticamente la consonante iniziale della parola che segue un monosillabo viene raddoppiata a causa di un certo modo di parlare, peraltro diffuso in tutta Italia (tra i giovani “Cell’ho” spopola un po’ ovunque). E’ anche questo un sintomo del realismo o si tratta di una grave pecca recitativa dell’attrice?

 

 

 

 

 

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