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Artù: la tavola rotonda di Raidue

Sdoganatosi dall’esperienza di Quelli che il calcio, ufficialmente per motivi di tempo, Gene Gnocchi è in onda dallo scorso settembre ogni giovedì sera alle 23.30 circa su Raidue, con la sua creatura dal titolo Artù. A nostro modesto parere, il comico di Fidenza, ha trovato il modo di smarcarsi da un programma come quello della Ventura, dove probabilmente non si sentiva più a suo agio e comunque per ovvi motivi di tempo, non aveva la possibilità di proporre appieno la sua creatività e comicità pungente.

Ecco nascere Artù, cucito su misura, più congeniale alle caratteristiche del genio istrionico di Gnocchi, diretto dallo stesso Paolo Beldì di Quelli che il calcio, qualcosa di diverso rispetto all’esperienza della Grande Notte, di cui Artù possiamo dire è la conseguenza logica.

Dal programma di Raidue (la Grande Notte appunto), dove il soggetto era la tv e i personaggi del mondo televisivo più singolari, messi rigorosamente alle berlina, la nuova creatura di Gnocchi, proprio come dice il nome, è una tavola rotonda dove si discute degli argomenti più disparati con gli ospiti in studio, non più di 5 alla volta spesso non vip, in un clima goliardico e volto alla pura dissacrazione.


E cosi può capitare di disquisire sulle donne rifatte, con tanto di chirurgo plastico (donna) in studio, oppure sulla nuova figura professionale del porno attore, con star navigate del settore ma anche aspiranti al ruolo. Non manca la partecipazione delle escort nostrane d’alto bordo, che danno i voti ai loro clienti. In mezzo sempre lui, il presentatore col parrucchino stile Ronaldo, sponsor di una lozione per la ricrescita dei capelli, Gene Gnocchi con il suo fare ironico e il sarcasmo che solo l’ora tarda può consentire, alla ricerca di risposte a quesiti spesso imbarazzanti e artefice di considerazioni disarmanti e volutamente provocatorie.

Tempo di cottura: 15 minuti, poi si cambia tema, con il giornalista di turno, tipo Manuela Moreno del Tg2, che fa da anello di congiunzione tra un argomento e l’altro, la fluidità è una delle caratteristiche centrali della trasmissione, volta a divertire e non annoiare lo spettatore, in un orario dove anche il più lieve calo di tensione, potrebbe avere un effetto soporifero, dannoso per l’indice di gradimento, che purtroppo in questi mesi è rimasto comunque basso.

La ricetta di Gnocchi è semplice ma efficace, si parla di questo o di quello, ma sempre in forma semiseria e per dare quel tocco in più a un programma che non si maschera dietro falsi moralismi, ecco arrivare un gruppo di baldanzose ed esuberanti fanciulle, che sfilano sulla tavola rotonda, come su una passerella, mentre le telecamere indugiano sulle loro grazie, messe ben in mostra dai pochi abiti indosso.

Per l’occasione Gnocchi si fa coadiuvare (ma in realtà fanno ben poco), da quattro vallette anche loro molto appariscenti, la brasiliana Nara Natividade, la domenicana Maristhelle Garcia, l’olandese Flo Bouma e la finlandese Jatta Kakkonen.

Artù, è scritto assieme a Luca Bottura, Francesco Freyrie, Dario Taglietta oltre allo stesso Gnocchi e il già citato Beldì. “Un tentativo di paragiornalismo“, come ha scritto di recente Paolo Martini de La Stampa e noi ispirandoci a una battuta di Ezio Greggio in chiave Drive In, potremmo aggiungere: “Para giornalismo! Ma bada ben è solo intrattenimento”.

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