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I Boondocks

L’orgoglio e la satira afro americana esplodono su Mtv alle 23:30 in una serie tratta da un fumetto, I Boondocks. Il fumetto è di Aaron McGruder, che negli Stati Uniti pubblica le sue strisce su più di duecento testate.

In Italia si possono leggere le strisce a fumetti de I Boondocks su Linus, e i finalmente adesso possiamo goderci in chiaro l’ottima trasposizione a cartoni animati.

Il cartone si aggiunge alla schiera dei fumetti per adulti, farciti di satira a volte piacevolmente violenta, della quale fanno parte gli “iniziatori” Simpson, e a seguire South Park e i Griffin. Personalmente penso che più ce ne sono, meglio è.


L’autore ci propone una struttura familiare “alternativa”: un nonno piuttosto irascibile, nonno Robert, il cui tendere alla non problematicità viene quotidianamente vanificato dalla presenza e dall’attività di due turbolenti nipotini: Riley e Huey Freeman, che si ritrovano a dover affrontare vicende e conflitti creati dall’intreccio degli eventi e della loro giovane età.

Il dramma inizia quando i tre si trasferiscono nei sobborghi di Chicago, i cosiddetti “boondocks”, i sobborghi cittadini. Questa è un zona in cui vivono bianchi benestanti per bene, e l’incontro tra il luogo e i protagonisti dà vita a critiche aspre ed esplosive.

Nel mirino ci sono i vari aspetti della società in genere e della società americana in particolare, da Bush alla guerra in Iraq. I toni sono espliciti e intelligenti, non c’è pietà per chi è sotto l’ascia satirica dei Freeman.

I personaggi sono connotati in modo molto marcato, anche nelle differenze caratteriali tra i due fratelli, che rappresentano due facce della stessa medaglia.

Huey è il maggiore, ed è il mio preferito. Imbonciato e con una forte personalità, pieno di radicalismo e di orgoglio combattivo, le sue invettive non risparmiano nessuno, e “indossa” la sua capigliatura come un arma.

Lo stile del disegno e dell’animazione sono molto accattivanti, dinamici, e offrono allo spettatore un modo originale di decrivere visivamente i personaggi, che si fregia di colori netti e sempre azzeccati, mischiati ad alcuni tratti già visti nelle tavole di alcuni manga.

Spassosissimi i dialoghi tra i personaggi, sempre colorati di contrasto ma in cui si riconoscono sempre le salde trame del “volersi bene”. Da vedere e da rivedere!

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