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Serena Dandini: “Se la Rai vuole disfarsi della nostra collaborazione sarebbe corretto farcelo sapere”

Foto: AP/LaPresse

Il futuro di Serena Dandini in Rai è sempre più incerto (sarà nuovamente al timone di Parla con me?). In attesa del consiglio d’amministrazione, fissato per giovedì 7 luglio, la conduttrice ha scritto una lettera di sollecitazione, invitando i dirigenti di Viale Mazzini a decidere sul suo futuro contrattuale. Ecco gli stralci più significativi della missiva (Fonte Corriere Della Sera):

Questa bizzarra e oscura situazione della tv pubblica italiana si è trasformata in una lotteria nazionale, ci si chiede se permetteranno alla Gabanelli di fare il lavoro per cui tutti l’apprezzano; se Santoro potrà tornare a fare Annozero a costo zero. Saviano ormai è fuori, questo è sicuro, ma Fazio è ancora a «bagno maria» e forse resterà, della serie… «Vieni via con me di qua o di la?!». La Rai si è trasformata in un Bingo, ci si affida alla fortuna, al caso, qualcuno cerca di interpretare i fondi di caffè o le previsioni astrologiche studiando gli ascendenti e le case astrali dei vari conduttori, purtroppo non c’è più nessuno che sia in grado di leggere il futuro dalle interiora degli uccelli come facevano una volta gli aruspici. Ma la realtà, al di là di ogni salutare ironia, è ben diversa. Dietro all’immagine dei volti noti in palio si nascondono collaudati gruppi di lavoro, programmi di successo che hanno dato lustro e introiti pubblicitari ad un’azienda che oggi sembra navigare a casaccio, senza una guida manageriale se non quella eterna della politica. Dobbiamo rimpiangere la lottizzazione precisa e puntigliosa che assegnava fettine di visibilità con un perfetto calcolo proporzionale? Mi auguro proprio di no. Lasciateci sognare, assieme al pubblico che paga il canone, una Rai totalmente liberata dalla politica, che rappresenti tutti i gusti e le preferenze possibili, senza piegare autori e programmi ai voleri del reuccio dell’ultima tornata elettorale. Ma purtroppo tira una brutta aria, anche la gloriosa La7, fino a ieri avamposto di ogni libertà, sembrerebbe colpita dallo stesso implacabile virus che debilita ogni autonomia.

Una situazione stagnante senza apparente via d’uscita:

«Sì, ho capito, Guzzanti sta a Sky e pure la Ventura ma tu jaa fai o gnaafai quest’anno?». Mi piacerebbe rispondere a questa semplice domanda, ma sinceramente non so cosa dire. Per quel che mi riguarda non ho contratti, né contatti. Non ho ricevuto telefonate simboliche o sostanziali da nessun presidente o direttore generale (parlo degli ultimi in carica, visto che ne ho conosciuti un numero spropositato da quando sono al servizio in Rai.) Neanche un sms, che oggi non si nega a nessuno. In compenso il mio faccione è stato inserito negli spot che l’azienda offre agli inserzionisti per stimolare gli investimenti pubblicitari, ossigeno agognato da ogni tv. A questa festa patronale organizzata per «lo spot che verrà» non sono stata neanche invitata… No, mi correggo, il mio direttore di rete ci ha invitato tutti ma, farsi imbucare da un mezzo imbucato, si può fare solo da adolescenti. Visti i risultati dell’ultima stagione, RaiTre ci ha riconfermato con gioia nel suo palinsesto che pare però non sia lo stesso palinsesto della direzione generale. Colpo di scena nell’azienda pubblica: c’è il palinsesto civetta e quello che va in onda davvero! Anche il direttore di RaiDue pare che non sia stato avvertito quando gli hanno fatto sparire sotto al naso i conduttori del programma della domenica. Sto dicendo «pare», «sembra», «si dice», perché notizie certe non arrivano mai dalle alte sfere. Anzi, lì vige il silenzio più totale, animato solo dai soliti gossip. Un programma tv è una fucina di persone, un gruppo affiatato di professionisti, autori, redattori che avrebbero diritto di conoscere il proprio destino. A me dispiace lasciare l’azienda dove siamo cresciuti e dove abbiamo avuto, in passato, la possibilità di sperimentare nuovi linguaggi e far crescere tanti talenti. Con un po’ di Rai Pride penso che nel mio piccolo ho contribuito alla costruzione di programmi che sono entrati nel cuore del pubblico italiano. Se l’azienda vuole disfarsi della nostra collaborazione sarebbe se non altro corretto farcelo sapere, perché tenere il nostro programma e quello di altri validi collaboratori nel limbo dell’incertezza fino all’ultimo? L’anno scorso abbiamo firmato la mattina stessa della nostra prima puntata. Non è un po’ troppo?

La Dandini conclude con un velo di sfiducia sulle sue sorti (e dei colleghi di rete):

Verrebbe da pensar male come le famose e onnipresenti voci di corridoio suggeriscono a più riprese, «stanno cercando un cavillo legale per bloccarvi definitivamente», «aspettano un lasciapassare dall’alto» o «ho sentito che vi tolgono i martedì, no i mercoledì, no il lunedì…». Ma il lunedì non siamo mai andati in onda!… «Ah, è vero, quello l’hanno tolto a Fazio… comunque la Gabanelli la mandano allo sbaraglio senza copertura legale e poi si vede…». Sarebbero solo i soliti innocui gossip ma purtroppo nel nostro Paese vengono puntualmente confermati dalla pubblicazione di intercettazioni telefoniche che fanno accapponare la pelle o almeno la faranno accapponare ancora per poco, fino a che passerà la legge che ne limiterà l’utilizzazione… «Embè che c’e…? Una zebra pois… a pois…».

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