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Roberto Cenci: Io canto non sfrutta i bambini per fare audience

Roberto Cenci, autore e direttore artistico di Io Canto e ideatore di Ti lascio una canzone, non accetta le critiche di coloro che sostengono che i suoi programmi sfruttino i bambini per fare audience: Cenci in un’intervista rilasciata a Il Giornale, prima ricorda che la Tatangelo ha debuttato a Sanremo a 15 anni senza che nessuno dicesse nulla, poi sottolinea:

Basta guardarli per capire che sono serenissimi e che si divertono un mondo. Per i più piccoli, quelli tra i cinque e i dieci anni, si tratta solo di un gioco. Per i più grandi di un’opportunità: perché non possono dar sfogo a una passione? Ramazzotti e la Pausini hanno iniziato giovanissimi … noi cerchiamo in tutti i modi di spiegare loro che si tratta solo di un’esperienza da vivere in allegria. Non cerchiamo assolutamente di istigare rivalità neppure di metterli in competizione, infatti non ci sono eliminazioni, soltanto il vincitore di serata. E li facciamo ruotare molto, proprio perché non diventi un lavoro. Infatti tra loro si è instaurata grande solidarietà e amicizia, basta vedere come si incoraggiano l’un l’altro.

Cenci rifiuta anche di sentir parlare di giovani che scimmiottano gli adulti:

E’ semplicemente talento. Si dice che scimmiottano i grandi cantanti. Invece stiamo attenti ad assegnare i brani adatti a ogni ragazzo: al bimbo di cinque anni facciamo cantare I watussi, a Cristian Imparato testi di Sinatra.

L’autore, che apprezza i talent show come trampolino di lancio di giovani talenti, assicura che Io Canto non punta ad introdurre nuovi cantanti nel mercato discografico:

Non abbiamo questa velleità: non mettiamo in collegamento i ragazzi con i produttori musicali. Sono loro con le famiglie a decidere del loro futuro.

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