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Recensione: 21

Ben Campbell (Jim Sturgess)è uno studente del Mit di Los Angeles, che per entrare ad Harvard, deve trovare o trecentomila dollari per pagarsi la retta o una storia convincente da raccontare al selezionatore dell’università, per ottenere la borsa di studio.
Ben, bravissimo con i numeri, viene notato da un eccentrico professore di matematica, Micky Rosa (Kevin Spacey), che è a capo di un gruppo di giocatori di Blackjack, Jill (Kate Bosworth), Choi (Aaron Yoo), Kianna (Liza Lapira), Jimmi (Jacob Pits), che ogni fine settimana va a Las Vegas a sbancare i tavoli dei casinò più importanti, attraverso un metodo fatto di calcolo delle probabilità, segnali in codice (toccarsi i capelli, mettere le mani dietro la schiena) e la poco raccomandabile conta delle carte (legale, ma se scoperta, valido motivo per essere buttati fuori in malo modo dal casinò).
Ben, inizialmente riluttante all’idea di prendere parte alle spedizioni, affascinato dalla sua compagna di gioco, Jill e dall’idea di poter guadagnare in poco tempo quello che avrebbe ottenuto in anni e anni di lavoro come commesso di un negozio di abbigliamento, decide di accettare. Quella che in principio sembra essere una vacanza, fatta di facili guadagni, bella vita e tutti i confort sempre sognati, si trasformerà in un confronto con Cole Williams (Laurence Fishburne), manager di un casinò, in grado di riconoscere chi conta le carte.

21, ispirato al romanzo Blackjack Club, a sua volta tratto da una storia vera, vede l’esordio, nel genere drammatico, del regista di commedie brillanti (La rivincita delle bionde) Robert Luketic.
Il film è piacevole, forte di una storia coinvolgente, che però non rende come dovrebbe: se non ho da ridire nei confronti di Kevin Spacey e Laurence Fishburne, capaci con poco di dare un carattere ben delineato ai loro personaggi, non si può dire lo stesso dei ragazzi di contorno del protagonista, troppo abbozzati, seppur il film duri quasi due ore, che sappiamo essere dei geni della matematica solo perché ci viene detto, in quanto all’apparenza sembrano dei ragazzi con quoziente intellettuale pari a zero, troppo presi dalle donne e dai soldi per essere capaci di connettere il cervello e dire frasi di senso compiuto (ridicolo Jimmy quando al tavolo, mezzo ubriaco contesta Ben, facendo quasi saltare tutto).
La pellicola dà l’impressione di buttare alle ortiche la spiegazione del metodo per sbancare al casinò, senza approfondirla dettagliatamente e di aver assenza di idee dalla seconda metà della storia in poi, quando ripete continuamente sempre la stessa situazione, sensazione che nemmeno un buon colpo di scena (prevedibile, ma non troppo) riesce a cancellare.
A livello tecnico, nulla da sottolineare, se non l’utilizzo frequente di flashback per aiutare anche lo spettatore a ricordare i segnali per non fargli perdere il filo del discorso. Per il resto buona attenzione al dettaglio e campi lunghi e lunghissimi per descrivere la Las Vegas by night.
Concludendo: 21, da molti paragonato alla saga che ha come protagonista Danny Ocean (anche se a parte l’idea di sviluppare un piano per riuscire a guadagnare soldi ha ben poco da spartire) è un film da vedere, anche se, alla storia accattivante, meno vista rispetto ad altre, fa seguito una realizzazione che lascia l’amaro in bocca, con buchi rilevanti nella sceneggiatura.
Consigliato agli amanti dei giochi di carte, al pubblico che ha voglia di gustarsi un film senza pretese e a tutti coloro che non cercano un film pieno d’azione e nemmeno uno cervellotico.

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