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Edoardo Camurri a Cinetivù: “Mi Manda Raitre è una costruzione in continuo divenire”

 Abbiamo intervistato Edoardo Camurri, padrone di casa della nuova stagione di Mi Manda Raitre.

Ciao Edoardo. Soddisfatto dall’andamento del programma?

Certo. Tenendo conto che sono un esordiente totale, il programma è stato fermo per quasi un anno e va in onda in una serata difficilissima come quella del venerdì, possiamo ritenerci più che soddisfatti.

Raccogli il testimone da mostri sacri del giornalismo televisivo (Antonio Lubrano, Piero Marrazzo, Andrea Vianello). Qual è stato il tuo apporto alla trasmissione?

Dopo tre puntate non lo so ancora (ride ndr). Spero di andare nella direzione del racconto e dello stupore e, quindi, alla disponibilità di essere continuamente colpiti da un pezzo d’Italia che non viene più raccontata in televisione o meglio un pò dimenticata. E’ utile anche recuperare casi storici magari più piccoli che, in un certo modo, gettano luci su una realtà più grande.

Hai mai temuto il confronto con i tuoi predecessori?

Non ho mai avuto paura. In realtà, non ci ho mai pensato a questo aspetto. Abbiamo storie personali ed esperienze professionali così diverse…

Come è preparata una scaletta tipo?

Un lavoro pazzesco, incredibile. Si lavora tutta la settimana per preparare al meglio la puntata del venerdì. Molto spesso, però, capita che prima della diretta cambiano tutto per inserire nuovi casi all’ultimo minuto. E’ una costruzione in continuo divenire. Per esempio, nella puntata di domani (l’intervista è stata realizzata ieri mattina ndr), stiamo lavorando su dieci storie in contemporenea e, poi, decidiamo un po’ alla fine per mantenere una freschezza della diretta sperando che ci premi. Ogni caso è a sè… per cui c’è una grandissima attenzione alla verifica dei fatti, gli aspetti legali. C’è proprio un rigore molto bello, che comporta scelte antitelevisive. Abbiamo questi tempi di controllo che sono, a volte, anche lunghi e complicati.

Ogni venerdì, Mi manda Raitre si scontra con un’agguerrita concorrenza da parte delle altre reti tra cui Quarto Grado di Salvo Sottile che, forse, è il vostro più temibile competitor. Come vivi il confronto?

Non ci penso nemmeno più di tanto. Rete 4 fa un programma che va molto bene. Mi rendo conto che i pubblici sono gli stessi ma il fatto che Mi manda Raitre è stato assente quasi un anno ci ha leggermente penalizzati. I telespettatori hanno cambiato abitudini, si sono rivolti ad altre reti. Ma va bene… ora siam tornati… con pazienza, cerchiamo di essere più soldi possibili e di riconquistare il nostro pubblico e anche andarlo a prendere da altre parti. Viviamo questo confronto con grande serenità per cui loro fanno il loro lavoro e lo fanno bene e noi il nostro altrettanto bene. Non è che possiamo preoccuparci troppo degli altri… l’importante è occuparci del nostro.

Nell’ultima puntata, hai detto: “I telespettatori sono i nostri veri editori”. E’ un po’ questo il messaggio che hai voluto far trasparire al pubblico imponendo la tua formula di conduzione?

Questa è una citazione strappata a Montanelli covinto che gli unici editori di un giornalista che scrive per la carta stampa siano i lettori. Ritengo sia un principio generale che debba guidare il lavoro un po’ di tutti per rispetto di chi ci ascolta, guarda.

 Il video della sfuriata di Scilipoti è diventato, nel giro di poco tempo, un cult su Youtube. Ci saranno degli sviluppi sulla vicenda?

Per ora non ce ne sono ancora stati. I telespettatori si sono un po’ spaccati: una minoranza agguerrita si è schierato a favore delle teorie del professor Hammer mentre gran parte ha capito che si trattava di una bufala clamorosa e pericolosa. Continueremo ad esplorare il filone degli inganni e truffe ai danni dei cittadini. E anche situazioni mediche in cui i cittadini malati di un tumore, disposti a tutto per guarire, sono molto più deboli e vulnerabili e facili prede di raggiri. Vogliamo portare “la luce della ragione” all’interno di casi del genere.

C’è un tema sociale, che vorresti trattare, a cui sei particolarmente legato?

L’emergenza carcere e la condizione dei detenuti che, in Italia, è drammatica. E’ scandaloso che dei detenuti vengano trattati come tutti sappiamo.

Come riesci tu, assieme alla tua redazione, a realizzare un racconto d’inchiesta senza cadere nel facile caso umano?

Ci vuole pudore e consapevolezza del fatto che la televisione riesca a dare varie sfumature delle cose. E’ una pura questione di sensibilità che si traduce in una forma di rispetto verso le persone a cui ci si rivolge, che hanno la forza di venire in televisione per raccontarsi…

Davanti a trasmissioni storiche come Mi Manda Raitre, ha ancora senso parlare di tv di servizio in Rai?

Mi Manda Raitre ha una spiccata vocazione al servizio pubblico. Già Raitre ospita altre trasmissioni del settore come Chi l’ha visto. Questa è una vocazione vera che tutti noi teniamo in mente quando prepariamo ogni puntata.

Cosa ne pensi della tv del dolore che viene accusata di spettacolarizzare i fatti di cronaca per far impennare gli ascolti?

La tv del dolore funziona perchè infatizza alcuni aspetti della natura umana, presenti in ognuno di noi. E quindi va a sfruculiare alcuni tratti della psiche degli esseri viventi. Pensa alle grandi favole come Pollicino dove c’è il racconto di una storia incredibile ossia di quei genitori che avevano abbandonato i propri bambini a cui non potevano dare da mangiare… questi stessi bambini sono vittima di un orco cattivo, che a sua volta tramite un gesto d’astuzia dei piccoli, uccide i propri figli. Anche nelle favole popolari, c’è grande attenzione morbosa ed incredibile verso la cronaca nera. Questo per spiegarti che, da sempre, è un tema che attira l’attenzione degli umani perchè va a toccare degli archetipi con una sua logica narrativa. Per evitare che tutto si trasformi da elemento interessante a puro chic e volgare, c’è bisogno di un atteggiamento maturo nel mondo in cui racconti con gli elementi più primari ed antichi dell’animo umano. La differenza è proprio il modo del raccontare che fa parte, da sempre, del bagaglio narrativo della storia dell’umanità.

Hai lavorato sia in radio che in televisione. Hai riscontrato qualche analogia o linea di convergenza tra i linguaggi dei due media nell’era di Internet?

Ragionare sulle differenza dei media anche nell’uso dei linguaggi, lo ritengo importante. Ma alla base, c’è sempre un principio molto semplice ma fondamentale: l’uomo racconta storie e le tecniche per fare in modo che un racconto sia più efficace di un altro (magari più coinvolgente) sono svariate e generalmente prescindono dalla storia dei media. In qualche modo, bisogna mai dimenticare le fonti originarie del racconto perchè, in realtà, nulla è cambiato più di tanto. Secondo me, serve tanta buona letteratura in qualche modo… alla fine sta tutto lì. Le tecniche di narrazioni sono sempre quelle lì. Alcuni grandi scrittori sintetizzavano il criterio per capire se una storia poteva funzionare era quello di raccontare qualcosa ad un bambino (che per natura ha una apertura mentale impressionante) ed ottenere un suo parere favorevole era solitamente un segno positivo. Più che rischiare di smarrirsi in una netta distinzione tra linguaggi, pubblici e fare un pò di Scienze della Comunicazione all’acqua di rose, io tornerei al significato originario della narrazione, che nelle sue forme più piene, è sempre la stessa. Alla base, credo debba esserci più letteratura e meno Scienze della Comunicazione.

Siete confermati per la prossima stagione tv?

Non si sa ancora. Siamo concentrati a fare bene le 10 puntate che stiamo stati chiamati a realizzare. La prospettiva è quella di esserci anche l’anno prossimo. Se le cose vanno bene e non intervengono fattori esterni che non dipendono da noi, siamo prontissimi a tornare presto.

1 commento su “Edoardo Camurri a Cinetivù: “Mi Manda Raitre è una costruzione in continuo divenire””

  1. Io stò subendo un’ingiustizia da Mi Manda Rai Tre !!!!dopo essere stata invitata alla trasmissione per un mio problema con l’Università di Bari mi hanno telefonato -quando ero già sulla strada per recarmi a Roma in aereo- disdicendo l’invito senza sapere a tuttoggi il perchè!!!.in attesa di una risposta…. vi aggiorno sull’università:
    BUFERA ALL’UFFICIO STAMPA
    Caso Pani, l’Assostampa non ci sta
    «Dall’Università un altro pasticcio»
    La nota del presidente del sindacato dei giornalisti
    «Per riparare l’errore si sono create altre ingiustizie»

    Raffaele Lorusso
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    • Università, riesplode caos ufficio stampa. «Pani non ha rinunciato al compenso» (23 maggio 2011)
    BARI – «Nel tentativo di riparare all’incomprensibile decisione di proclamare vincitore di una selezione pubblica un giornalista pubblicista pensionato di 78 anni, l’Università di Bari continua a perseverare nell’errore». Così la risposta dell’Assostampa alla decisione dell’Università di Bari di destinare il compenso di 21mila euro assegnato a Pani ad altre attività. «Adesso si apprende – scrive in una nota Raffaele Lorusso, presidente del sindacato dei giornalisti – che l’Ateneo barese vuole destinare i 21.515,63 euro lordi annui, cui il collega Egidio Pani, vincitore della selezione, ha formalmente rinunciato, a non meglio precisate attività dell’ufficio stampa, di giornalisti professionisti esterni alla struttura e a borse di studio per gli allievi del Master in giornalismo. Oltre a mettere ancora di più in risalto le contraddizioni di questa vicenda, tale decisione solleva una questione che per il sindacato dei giornalisti è ineludibile: il rispetto del principio costituzionale di giusta ed equa retribuzione. Accettando una prestazione professionale gratuita, per giunta da parte di un pensionato, l’Università di Bari non soltanto avalla l’idea che il lavoro giornalistico non vale niente, ma addirittura la rilancia e la rafforza, annunciando un lungo elenco di attività “riparatrici”, per le quali sarebbe necessaria una somma molto più alta dei 21.515,63 euro».
    L’ALTRO RILIEVO – «C’è un altro aspetto che non può essere sottaciuto – concludeLorusso – e riguarda la possibilità, a giudizio del sindacato dei giornalisti pugliesi tutt’altro che remota, che il comportamento di Egidio Pani possa rappresentare concorrenza sleale nei confronti di altri giornalisti, non soltanto inoccupati e disoccupati, che sono sul mercato del lavoro. Il collega Egidio Pani, titolare di un reddito da pensione, può permettersi di partecipare e vincere una selezione e di rinunciare al compenso, senza però porsi il problema etico, ma anche deontologico, di sottrarre una possibile fonte di sostentamento a chi ha legittimamente partecipato alla stessa selezione perché in possesso dei titoli e alla ricerca di un’occupazione».

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