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Michele Santoro non andrà a La7: salta la trattativa

Foto: AP/LaPresse

Salta il passaggio di Michele Santoro a La7. A comunicarlo sono i vertici di Telecom Italia Media, società editrice del canale televisivo che spiegano:

sono state interrotte le trattative con il dottor Michele Santoro a causa di inconciliabili posizioni riguardo alla gestione operativa dei rapporti fra autore ed editore.

L’annuncio ha provocato un crollo in borsa del titolo che è sceso del 3,84% assestandosi a quota 0,2179 € dopo aver toccato anche 0,2150 € (-4,59%).

Il futuro di Michele Santoro a questo punto è ancora più incerto: il conduttore potrebbe dar vita ad un proprio progetto editoriale, oppure decidere di accettare possibili proposte dalla Rai (oggi il direttore di Raidue Massimo Liofredi si auspicava di rivederlo in onda a settembre sulla sua rete). Di sicuro il giornalista non andrà a Mediaset, visto che il vicepresidente Piersilvio Berlusconi ha detto chiaramente ieri sera:

In Mediaset non lo voglio. Giovanni Floris sì, mi sarebbe piaciuto averlo con noi. Ma Santoro no, proprio no. Lui per noi è troppo oltre. Ormai non fa più il conduttore televisivo, ormai è un politico. Devo riconoscere che televisivamente è un fenomeno, un vero talento, ma portarlo da noi no, proprio no.

Il portavoce de L’italia dei Valori Leoluca Orlando ha commentato:

La notizia del mancato accordo tra Santoro e La7 è la conferma che il regime berlusconiano sta vivendo gli ultimi pericolosi colpi di coda. È chiaro a tutti che l’editto bulgaro emanato dal presidente del Consiglio nei confronti di trasmissioni sgradite a Palazzo Chigi come Annozero non solo è ancora in vigore, ma ha ormai superato il duopolio Rai-Mediaset. Questa decisione colpisce tutti i cittadini, che vengono privati di una voce libera come quella di Michele Santoro, e calpesta definitivamente l’articolo 21 della Costituzione. Siamo in presenza di un vero e proprio vulnus della democrazia. A questo punto, il dg della Rai, Lorenza Lei, e i vertici dell’azienda pubblica non hanno più alibi: Michele Santoro e la sua redazione sono ancora disponibili a tornare in Rai. Gli oltre 8 milioni di telespettatori meritano rispetto e aspettano un segnale dalla dirigenza. Lorenza Lei dimostri che non ha nulla a che fare con la lobby piduista di Bisignani

UPDATE: Michele Santoro ha rilasciato una nota in cui spiega:

Siamo di fronte ad una nuova, eloquente ed inoppugnabile prova dell’esistenza nel nostro Paese di un colossale conflitto di interesse. Un accordo praticamente concluso, annunciato dallo stesso telegiornale dell’editore coinvolto, apprezzato dal mercato con una crescita record del titolo, viene vanificato senza nessuna apprezzabile motivazione editoriale. Naturalmente non possiamo fornire le prove dell’esistenza di interventi esterni ma parla da solo l’interesse industriale che avrebbe avuto La7 ad ospitare un programma come il nostro nella sua offerta. Improvvisamente ci sono stati posti gli stessi problemi legali che la Rai pone a Milena Gabanelli e norme contrattuali che noi consideriamo lesive della libertà degli autori e dei giornalisti. Per non tradire le attese del pubblico, ci siamo impegnati a farci carico delle eventuali conseguenze legali delle nostre trasmissioni, ad autoprodurle e a procedere per gradi, senza un contratto quadro, con una prima serie di undici puntate. In questo modo, sia noi che l’editore, avremmo potuto liberamente valutare l’opportunità di continuare la collaborazione. Ricordiamo a tutti che il dottor Stella, amministratore delegato di Ti media aveva pubblicamente dichiarato che non c’erano divergenze economiche e che La7 non aveva nessun problema a mettere in onda un programma come Annozero. Un programma che, tra infinite difficoltà e attacchi di ogni tipo, è sempre stato realizzato in completa autonomia. Perché hanno cambiato idea? Chi ha interesse ad impedire che si formi nel nostro Paese un terzo polo televisivo che rompa la logica del duopolio? Per tornare a crescere l’Italia deve liberarsi del conflitto di interesse e di tutti coloro che non hanno avuto il coraggio di opporgli le ragioni della libertà di opinione e della libertà di mercato. Sulla scia del successo di Tuttiinpiedi, con l’aiuto fondamentale del pubblico, dimostreremo presto che un Paese semilibero non ci basta. Tutto cambia.

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