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Recensione: La terza madre – Meglio essere orfani

Che tristezza! Lasciamo i commenti a dopo e analizziamo subito la storia.

Sarah Mandy (Asia Argento) è una studiosa di restauro e collabora presso il museo di Arte Antica di Roma. Un giorno le capita tra le mani un’urna con dentro tre statuette e una tunica/talismano (di dubbia fattura).

Che Dio ce ne scampi dal trovare quell’urna, perché da lì fuoriesce lo spirito della Terza Madre, madre Lacrimarum, che porta pazzia incontrollata, con annessi omicidi splatter e vandalismo, che deturpa la bellezza e la quiete di Roma. Solo una donna può fermare tutto questo: la madre di Sarah, che però è morta. Quindi serve una sostituta, la figlia, che deve imparare in poco tempo a salvare se stessa e il mondo. Siamo messi male, se non fosse che la madre può comunicare con lei stile voce fuori campo quando ha voglia.

Non voglio aggiungere altro per non raccontarvi la trama, che poi è l’unica cosa che si salva, però credo che se questo film fosse stato girato ai tempi degli altri due (Suspiria e Inferno), forse avrebbe ottenuto risultati più apprezzabili.

Cosa c’è che non va nel film? Prendete il mazzo di carte virtuale del film e scegliete una carta: è più difficile trovare qualcosa che vada (la trama, i fumetti sul cavaliere sfortunato, qualche colpo di scena, la Mater Lacrimarum), che qualcosa che deluda.

I dialoghi sono veramente penosi. Non è per cattiveria, ma se in un punto cruciale, come è il primo contatto conscio tra la madre e Sarah, le due ancora un po’ si chiedono reciprocamente come stanno (in realtà la madre dice alla figlia che la Mater Lacrimarum è potente e lei deve imparare a difendersi), c’è qualcosa che non va.

Asia Argento è imbarazzante. A parte la dizione che lascia a desiderare, ha in tutto il film la faccia dell’attrice che gira la scena solo perché ha voglia di andare a casa. Quando piange è da Soap, quando scappa speri che venga presa una volta per tutte dai cattivi.

Le scene splatter si sprecano e sono regalate dal regista al pubblico come si dà il mangime ai piccioni: uno schizzo di sangue qua e là, una testa mozzata che si stacca due, tre volte e si riattacca, un uomo che va in giro stile torcia (umana) olimpica, una cattivona che si fa chiudere la testa tra la porta scorrevole della cabina del treno e piano piano perde un occhio, qualche liquido e infine la vita.

Per concludere: è un peccato buttare tra le spine una storia veramente intelligente, piacevole e costruita minuziosamente. Eppure ci sono riusciti attraverso continue cadute di stile (una su tutte: lo studioso di esoterismo Guglielmo De Witt, sulla sedia a rotelle, con annesso servetto fastidioso, paralizza Asia Argento con una sua pozione, come fosse una donna uscita dalla discoteca con lo spray antiviolenza), una recitazione scadente, scene di violenza gratuita e un finale scontato.

Consigliato? Devo proprio consigliarlo? Va bene, ma solo agli amanti di Moran Atias (la Mater Lacrimarum), sempre perennemente nuda e provocante.

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4 commenti su “Recensione: La terza madre – Meglio essere orfani”

  1. Dopo aver visto questo film sicuramente in molti si saran chiesti la stessa cosa:ma le “bocce” della mater lacrimarum son rifatte o no?Perkè nel caso non lo fossero tanto di cappello/a !!!

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  2. Quando la fine è vicina, o si va ospiti a buona domenica, o si inventano sport come slamball o si fanno film come dicono i sondaggi….

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