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Recensione: La promessa dell’assassino

 

In quasi quaranta anni di carriera David Cronenberg ha subito rare battute  d’arresto, portando al successo film come “Il pasto nudo”, “Crash”, “Spider”, nonché l’ultimo “A History of Violence”. Ora torna con “La promessa dell’assassino”, nel tentativo di confermare la sua fama di abile regista.

La storia è ambientata nella Londra attuale, decisamente poco riconoscibile, dove la mafia russa la fa da padrona. Ciak, azione: un uomo viene sgozzato barbaramente sulla poltrona del barbiere. E’ solo l’inizio di un film che fa della violenza il suo personaggio protagonista.

Una ragazzina russa muore dando alla luce un figlio. Anna, l’ostetrica, che nulla può per salvarla, ne raccoglie le confidenze, leggendo il diario, alla ricerca di parenti cui affidare il  piccolo. Dalle pagine esce il marcio di una storia fatta di mafia, prostituzione e violenza, in un’escalation di terrore e ferocia da far rabbrividire.

L’intera vicenda ruota attorno a Nikolaj -autista e uomo di fiducia  del boss mafioso Seymon- killer spietato e glaciale, interpretato da Viggo Mortensen (già protagonista del precedente film di Cronenberg).

Il regista gli cuce addosso un ruolo perfetto e Viggo ricambia, calandosi magistralmente nella parte del duro che sbrina i cadaveri con il phon e mozza le dita dei malcapitati nemici. E’ una maschera impenetrabile, come nella migliore tradizione dei killer mafiosi, che nasconde le emozioni dietro gli occhiali da sole ed i vetri scuri della Mercedes. Personaggio perfetto, destinato ad essere ricordato soprattutto per una scena del film, in cui lotta con due killer in un bagno turco, vestito solo dei tatuaggi che ne ricoprono il corpo.  Ogni disegno ha una storia e il regista la racconta, indugiando più volte sul corpo nudo del protagonista. Niente armi da fuoco per questo film: il rumore degli spari sostituito dalle lame, che rumore non fanno, ma che riescono a provocare quell’esplosione di violenza che copre qualunque altro suono.

Non si smentisce Cronenberg, continuando a fare della carne il nucleo centrale della storia, con una serie impressionante di corpi sgozzati, massacrati, stuprati e mostrati allo spettatore nella loro realtà più cruda.

Un film che inchioda alla poltrona fino ai titoli di coda, con ritmo incalzante e senza sosta. Una produzione senz’altro riuscita per un regista che ha ampiamente dimostrato di aver raggiunto il suo stato di grazia.
Se il sangue vi fa paura
, restate a casa o scegliete qualcosa di più leggero, ma sappiate che vi state perdendo un ottimo film.

3 commenti su “Recensione: La promessa dell’assassino”

  1. Dal genio di David Cronerberg ci si puo aspettare tutto,questo film è forse per stomaci forti ma è un ottimo film,diretto con maestria e con un taglio secco e preciso. Cronenberg mescola vari generi cinematografici dal noir all’azione fino ad arrivare a far vedere corpi martoriati e tatuati, mostra immagini forti,brutali animalesche ma ne sa prendere anche le distanze.Le sequenze sono potenti,articolate molto bene senza cadute di tensione.Cronenberg ci ha voluto donare un’altra avventura in metamorfosi che farà male al cuore e girare la testa.

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