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Recensione: Halloween – un remake riuscito

 

I remake riusciti nella storia del cinema sono molto rari: mi vengono in mente Scarface e Cape Fear-Il promontorio della paura, ma è comunque difficile ripetere la storia, rileggerla, approfondirla con elementi nuovi, dare un nuovo punto di vista. Se poi si parla di un titolo che, quasi trenta anni fa, ha incassato 55 milioni dollari, dando il via alla saga horror di maggior successo nella storia del cinema, solo un pazzo incosciente potrebbe pensare di imbarcarsi nell’avventura titanica.

Era il 1978 quando John Carpenter portava nelle sale “Halloween-La notte delle streghe”, la storia di Michael Myers, un dodicenne con madre spogliarellista e padre alcolizzato che la notte del 31 ottobre massacrò la famiglia. Rinchiuso nell’ospedale psichiatrico di massima sicurezza Smith Grove Sanitarium, ne uscirà, scappando, dopo 17 anni, precipitandosi ad Haddonfield, per riabbracciare la sorella minore Laurie e uccidendo nel cammino famiglie e giovani studentesse.

La versione attuale di Rod Zombie ricalca quasi fedelmente il canovaccio originale, mantenendo intatto il filone narrativo. La novità sta nell’aggiunta di particolari e retroscena che ne integrano la trama, mostrando ad esempio situazioni solo raccontate nel film del ’78.

Carpenter, al quale non si può negare l’essenzialità nel racconto, sorvolava volutamente su antefatti e cause della follia omicida di Micheal, mostrando l’incubo così com’è, nudo e crudo. Zombie invece va alla ricerca dell’origine dei tanti motivi che possono condurre la mente di un adolescente -poi diventato uomo- a concepire e partorire una simile follia omicida. Una lunga discesa verso i meandri della psiche di un bambino, che porta lo spettatore a comprendere, quasi a giustificare ogni gesto commesso in seguito. Il tutto sullo sfondo di una provincia americana squallida e meschina, ormai priva di valori familiari e istituzionali.

Direi comunque, senza correre il rischio di offendere un mostro sacro del genere horror, che il remake è perfettamente riuscito. A Carpenter si deve riconoscere una maggiore eleganza narrativa, ma l’Halloween di Rod Zombie ha portato innegabilmente una ventata di novità, laddove il nuovo era impresa pressoché impossibile. A dimostrazione del fatto che, se non si copia l’originale inquadratura per inquadratura -come siamo abituati a vedere nei remake-, può venir fuori un prodotto notevole

Assolutamente da vedere. Di certo anche i fan della saga di Carpenter apprezzeranno l’ottima imitazione.

4 commenti su “Recensione: Halloween – un remake riuscito”

  1. Sono veramente deluso da questo film e non sono d’accordo con la tua recensione…mi aspettavo molto di piu da Rob Zombi,essendo un fan del genere non mi è piaciuto,la pellicola non ha uno svolgimento narrativo,tutto è banalissimo,massacri a raffica e sangue dappertutto,dialoghi inutili(Michael Myers da grande sembra un Frankenstein che prima spezza le catene come Slot dei Goonies,poi va in giro per la città a squartare gente e distrugge muri con i pugni come hulk ).Per me non è un remake riuscito come dici te(vedi Psycho di Gus Van Sant),l’unica lode che posso fare al film è sulla fotografia e sullo stile di regia anche se più commerciale rispetto alla casa dei 1000 corpi e alla casa del diavolo.

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  2. Remake trash della saga di John Carpenter, film splatter come da copione per il prodigio Rob Zombie, sempre molto originale e truculento nelle sue pellicole insanguinate. Apprezzabile il suo stile on the road,in questo b-movie troviamo un Michael Myers in ottima forma fisica, si nota da come sfascia i muri e tutto ciò che si trova davanti, è praticamente un armadio con i capelli da metallaro. Film senza trama dai risvolti comici ma rende l’idea, bravo Rob Zombie ma poteva fare di meglio.

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