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Youtube equiparata alla televisione normale nel nuovo decreto Tv

Il Garante per le Comunicazioni dovrà vigilare sul web e richiamare o sanzionare chi mette qualsiasi filmato coperto da diritto d’autore online: questo è ciò che si evince dal decreto legislativo di Natale (quello che aveva posto un tetto pubblicitario ai canali digitali e satellitari).

Il decreto, a quanto pare, mette sullo stesso piano la televisione classica e la televisione via internet (Ip Tv, web Tv, Mobile Tv). Ciò vuol dire che anche le web tv dovranno avere l’autorizzazione ministeriale per poter trasmettere! In un intervista all’agenzia Bloomberg, il responsabile per le relazioni istituzionali di Google in Itlaia, Marco Pancini, commenta:

Il decreto dà ai provider su Internet le stesse responsabilità delle emittenti televisive, solo che queste si occupano direttamente dei contenuti, mentre YouTube si limita a mettere a disposizione le proprie piattaforme agli utenti.

L’associazione italiana degli Internet Provider, attraverso la voce di Dario Denni fa sapere (fonte La Repubblica):

E’ come ritenere l’azienda che si occupa della manutenzione delle autostrade responsabile per quello che fanno coloro che guidano le automobili. Non ha senso.

Cosa dice la direttiva europea, a cui ogni volta il governo fa riferimento per controbattere alle lamentele? Grazie ad un’interessante articolo di Agoravox lo scopriamo (vi consiglio di leggerlo tutto e non solo lo stralcio che vi riporto):

La direttiva è un complesso di 29 articoli di modifica alla precedente direttiva del 1989. E, come ogni documento europeo ufficiale, è costituita da una premessa (importante tanto quanto la parte meramente legislativa) composta da diversi “considerandi”: 68 in questo caso specifico.

E a dissolvere ogni dubbio vengono in soccorso 3 considerandi in particolare: il 15, il 16 ed il 21.

Il 15 recita quanto segue: “Nessuna disposizione della presente direttiva dovrebbe obbligare o incoraggiare gli Stati membri a imporre nuovi sistemi di concessione di licenze o di autorizzazioni amministrative per alcun tipo di servizi di media audiovisivi“. Ciò che invece il governo si appresta ad introdurre per i sistemi di distribuzione audiovisiva in rete.

Il considerando “successivo” esplicita con chiarezza le realtà audiovisive a cui la direttiva si rivolge: “(La direttiva) non dovrebbe comprendere le attività precipuamente non economiche e che non sono in concorrenza con la radiodiffusione televisiva, quali i siti internet privati e i servizi consistenti nella fornitura o distribuzione di contenuti audiovisivi generati da utenti privati a fini di condivisione o di scambio nell’ambito di comunità di interesse“.

Eppure, stando a quanto stabilito dal decreto di dicembre, nei vincoli rientrano tutte quelle attività che anche in rete che mettono a disposizione materiale audiovisivo “a carattere non incidentale”. Canali come Youtube o Youreporter necessiterebbero di apposite autorizzazioni alla pubblicazione del materiale (e si scontrerebbero con vincoli sul diritto d’autore e identiticabilità del “fornitore” del servizio). Fattori che l’UE nel Considerando 16 esclude categoricamente.

Infine, la normativa sull’obbligo di rettifica. Il decreto impone ai telegiornali trasmessi in rete (non meglio specificati), oltre alla formale registrazione, l’obbligo di rettificare eventuali notizie lesive per qualcuno entro 48 ore dalla richiesta della “parte lesa”, nella stessa fascia oraria e con lo stesso rilievo dato alla notizia.

Il considerando 21, invece, recita: “L’ambito di applicazione della presente direttiva non dovrebbe comprendere le versioni elettroniche di quotidiani e riviste“.

L’utilizzo di verbi condizionali in un considerando può essere percepito come la concessione di una profonda libertà di interpretazione. E il governo, in questo senso, ha dato l’ennesima prova di fantasia e creatività.

2 commenti su “Youtube equiparata alla televisione normale nel nuovo decreto Tv”

  1. Quello che i nostri politici continuano a non capire è che YouTube è prima di tutto e soprattutto un grandissimo fenomeno di cultura partecipativa come ampiamente descritto nel libro YouTube di Jean Burgess e Joshua Green (http://bit.ly/4VLgDb). Forse bisognerebbe consigliare loro la lettura 🙂

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