Alessia Marcuzzi: “Mai nella casa del Grande Fratello!” se lo poteva risparmiare?


Diceva il buon Gianfranco Funari: “La televisione è come la merda. Bisogna farla ma non guardarla“, una regola di base che Alessia Marcuzzi ha fatto propria, come si evince da un’intervista pubblicata questa settimana da Diva e Donna. Restiamo ancora basiti quando in questo Paese, persone circondate da una benchè minima aureola di credibilità si confessano alla stampa, abbandonandosi ad esternazioni che sinceramente si sarebbero potute risparmiare.

La Marcuzzi, lo sappiamo bene, è da qualche anno la paladina di quel caravaserraglio di sottoprodotti umani chiamato Grande Fratello, lei stessa è consapevole che viene offerto agli spettatori un prodotto televisivo indegno di questa definizione, tant’è vero che confessa:”Io non sono dentro la casa e non ci andrei mai. Preferisco starmene al sicuro, nella mia intimità“. Mica stupida la ragazza! Meglio non sporcarsi troppo le mani, proprio con quella sostanza immonda eppure terribilmente umana, il cui accostamento calza a pennello con quanto viene mandato ogni lunedì sera su Canale 5! Per fortuna la gente dopo anni di inutile quanto dannoso inebriamento, pare abbia capito finalmente la solfa e si stia gradualmente distaccando a favore di prodotti qualitativamente migliori (non che ci voglia molto) come la fiction su Rai Uno.

Facce da tv, internet vi seppellirà?

 Il compianto Gianfranco Funari nella sua irrefrenabile schiettezza affermava:“la tv è come la merda, bisogna farla ma non guardarla”. Noi che anni fa sia pure nel nostro piccolo, l’abbiamo fatta ci sentiamo di dargli ragione, peccato che il rapporto Censis 2009 riporti dati che vanno nella direzione opposta: la televisione resta il mezzo di comunicazione più diffuso, raggiungendo il 97,8% della popolazione, sebbene, bisogna dirlo, si accentui il tasso di diffusione di internet nel nostro Paese cresciuto dal 20,1% del 2001 all’attuale 47%, alla rete attingono le fasce d’età più giovani: l’80,7% degli under 30, che saranno i genitori di domani e si spera diano uno scossone al caravanserraglio a cui bisogna assistere ogni maledetto giorno che il buon Dio generosamente ci regala.

Sono quegli stessi giovani che un reality come il Grande Fratello, impropriamente definito programma televisivo quest’anno anche in versione natalizia, vorrebbe farci credere senza un briciolo di buon senso, sottomessi alle logiche ormonali oltre a ogni impeto autoreferenziale, degni compari di quell’altra gamma di sottocultura urbana che va in onda nei pomeriggi di Canale 5.

Ci rifiutiamo di credere nonostante il riscontro di certi prodotti, che buona parte della gioventù abbia subito un tale black out mentale, da farsi inglobare senza colpo ferire, in una dimensione che nulla ha a che fare con le reali, ma reali davvero, prove a cui la vita ci sottopone nel quotidiano, un muro contro cui prima o poi dovranno andare a cozzare se privi di ravvedimento.

Telestudio Torino, un successo che dura da trent’anni

 Questa settimana riflettori puntati su Telestudio Torino, ovvero storia e gloria di una veterana tra le emittenti televisive locali italiane, davvero gloriosa visto il ricco palinsesto già in grado di offrire alla sua nascita verso la fine degli anni ’70. Il 24 agosto 1976 per iniziativa dell’editore Giuseppe Barberis compare nell’etere torinese il monoscopio di TST Telestudio Canale 24, quella che negli anni ’80 diverrà semplicemente Telestudio.

La programmazione di tutto rispetto coordinata da Fernando Di Gianmatteo, prevede dieci ore di trasmissioni di cui sette a colori e la maggior parte dei contenuti autoprodotti, tra cui il notiziario realizzato in collaborazione con il quotidiano La Stampa, Digestivo Sport dedicato agli avvenimenti sportivi, in particolare calcistici, della settimana e un film ogni sera. Nel frattempo alla direzione dell’emittente arriva il giovane Carlo Vetrugno, poi alla guida dei canali Mediaset, il quale dà un’ulteriore impulso a Telestudio con nuove e interessanti rubriche fra cui il cabaret di Mario e Pippo Santanastaso, protagonisti di Nostra Piemont, Cabaret.

Rete Oro: più della solita tv

 Più della solita tv! E’ questo lo slogan che accompagna la programmazione di Rete Oro, emittente regionale del Lazio con sede a Roma, in onda sul canale 62 (in provincia sui canali 22-27-53-54-64-65) e sul 905 di Sky. La televisione dà il via alle trasmissioni il 24 marzo del 1984, dopo la fusione di altre due emittenti della capitale Teleromana e RTO, il segnale viene diffuso nel Lazio ma raggiunge anche la Campania. Nel 1984 il canale propone 18 ore di diretta sotto l’egida dell’editore Umberto Tersigni, imprenditore edile, già ideatore della prima televisione privata del Lazio PTS e di Telejolli. Fin dalla nascita Rete Oro si fa apprezzare da un certo pubblico di nicchia amante dello sport, il calcio in particolare, relativo ai campionati minori.

Fra le trasmissioni storiche risalta infatti Sport in Oro condotta ogni domenica da Raffaele Minichino: dal Campionato di serie C al Campionato di Prima Categoria, con un’ampia finestra sui campionati giovanili regionali, vengono forniti risultati, classifiche, aggiornamenti, commenti e servizi televisivi delle partite che si sono tenute in tutto il Lazio, oltre ad interviste ed inchieste. Al martedì va in onda il Tribunale delle romane, curato a suo tempo da Aldo Biscardi, condotto da Fausto Sobrini dove vengono esaminate e commentate assieme agli ospiti in studio le prestazioni delle due squadre della capitale, lo stesso Sobrini presenta al sabato Divieto di sosta, trasmissione di approfondimento sulle tematiche del sociale.

L’Arena, il talk show tanto amato e condotto da Massimo Giletti

Va in onda su Raiuno tutte le domeniche, alle ore 14 (oramai da quattro anni), il talk show all’interno del programma Domenica In, L’Arena, condotto da Massimo Giletti e con ospiti fissi Gianni Ippoliti e il massmediologo Klaus Davi.

Il programma, ogni domenica, affronta tematiche diverse, dall’attualità alla cronaca, dal gossip allo spettacolo insieme a personaggi della cultura, del giornalismo e agli ospiti famosi e al pubblico di non famosi, attraverso un dibattito ben moderato.

Tv Talk: su Raitre la tv ai raggi x

Tv Talk rappresenta l’esempio di come si possa proporre una interessante trasmissione d’analisi su quanto di meno intelligente lo spettatore si ritrovi ad osservare nella sua quotidianità: i programmi proposti dal piccolo schermo. Non intendiamo fare di tutta l’erba un fascio; nell’emisfero televisivo nostrano dove la commercializzazione del prodotto ha portato a uno svilimento qualitativo del prodotto stesso ecco che esistono ancora dei programmi di un certo spessore come Tv Talk, show magazine di Rai Educational di Giovanni Minoli, sempre in primo piano quando si tratta di commentare fenomeni attinenti al mondo della televisione.

Condotto da un ottimo Massimo Bernardini che ne è anche l’autore, Tv Talk va in onda ogni sabato mattina alle 9 su Rai Tre per circa un’ora, con l’intento di esaminare le trasmissioni del momento, non solo in orbita Rai, cogliendone l’essenza e le motivazioni che hanno dato luogo alla loro nascita.

In studio nel ruolo di commentatori Silvia Motta, coautrice insieme a Bernardini, le quattro giornaliste della redazione, Giorgio Simonelli, docente all’Università Cattolica di Milano, l’esperto di cinema e tivù, nonchè sceneggiatore e regista, Italo Moscati e vari studenti delle facoltà di Comunicazione italiane. Da quest’anno il programma si avvale dell’apporto non indifferente di Barbara Serra, anchorwoman di Al Jazeera International in collegamento da Londra e Franco Schipani, da New York nel ruolo di opinionisti sui temi caldi della tv d’oltre confine.

Pubblicità – 4 – Giorgio Mastrota e Raffaello Tonon

Guardando la televisione tutti i programmi, tranne quello nuovo di Fiorello, che può fare come vuole (beato lui), sono interrotti da ogni tipo di messaggio promozionale: quello in sovraimpressione, la classica pubblicità, il minispot e la televendita.

Se quando si parla di pubblicità descriviamo tutti gli elementi che la compongono, come la storia, il montaggio, la colonna sonora, gli effetti speciali e gli attori per definirne la qualità, quando affrontiamo una televendita bisogna dare maggiormente attenzione al televenditore, perché, se lui convince il prodotto vende.

Oggi Pubblicità vuole ricordarvi la storia di 2 televenditori: Giorgio Mastrota, uno dei venditori televisivi più utilizzati e capaci, conosciuto come il venditore di pentole o l’ex marito di Natalia Estrada e che, il pubblico più giovane non ricorda, è stato un promettentissimo conduttore nei primi anni novanta e Raffaello Tonon il ruspante opinionista, vincitore de La fattoria, in grande ascesa nelle telepromozioni.