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Quelli del doppiaggio, Christian Iansante a Cinetivù: “Preferisco dare la voce a un attore famoso che recitare in una fiction fatta male”

Questa settimana Cinetivù incontra uno dei doppiatori, più in voga del momento Christian Iansante. La sua voce è presente in una moltitudine di produzioni tra spot, film, telefilm, documentari. Tra i personaggi doppiati Christian Bale, Ewan McGregor, Van Kilmer, Colin Farrell, Matt Damon, Jude Law, Vince Vaughn, Ben Affleck, Owen Wilson, Luke Wilson e Joseph Fiennes. Gli amanti dei serial tv potranno riconoscere, tra i tanti che lo vedono all’opera, la voce di Iansante prestata all’attore David Cubitt il detective Lee Scanlon di Medium, a Enrique Murciano ovvero Danny Taylor di Senza Traccia e di recente a Andrew Lincoln (Rick Grimes) protagonista del fortunato The Walking Dead. L’attore è anche voce ufficiale del canale Fx (Sky,131) e tra i docenti dell’Accademia del Doppiaggio con l’amico e collega Roberto Pedicini (nella foto). Siamo riusciti a incontrarlo in un momento di pausa tra i mille impegni della sua agenda ecco cosa ci ha detto.

Christian tu hai doppiato decine di personaggi: ce n’è almeno uno che ti è rimasto impresso più di altri?

Sicuramente Matthew Modine in un film del 1997 di Abel Ferrara dal titolo Blackout. La pellicola vedeva tra i protagonisti anche il compianto Dennis Hopper, allora di aspetto giovanile, poi invecchiato in modo precoce. E’ un film di nicchia, il personaggio che ho doppiato io tal Matty interpretato da Modine, mi ha impegnato molto al punto da non essere completamente soddisfatto del mio lavoro una volta finito. Era un ruolo con varie sfaccettature: Matty è un alcolista che cerca di uscire per poi ricadere nel vizio del bere, protagonista tra la l’altro di uno stupro. Insomma Blackout (dove tra l’altro c’è anche Claudia Schiffer aggiungiamo noi) è un film psicologico con argomenti molto forti, peccato che siano in pochi a ricordarsene.

Qual è la situazione del doppiaggio italiano al momento? E’ vero che i ritmi sono esagerati?

Lo sono ormai da diversi anni per diversi motivi tra cui la tecnologia. Personalmente quando ho iniziato a far questo mestiere ventuno anni fa, sono riuscito a vivere sia pur per breve tempo il periodo dell’anello, non come lo si intende adesso, (sezione di scena da doppiare dotata di codifica) ma vere e proprie porzioni di pellicola intervallate da parti bianche montate dal proiezionista, figura che ormai non esiste più. Per questa operazione occorrevano almeno cinque minuti durante i quali il doppiatore riprendeva fiato, una cosa impensabile oggi dove tra l’altro per risparmiare sui costi le cooperative di doppiaggio in concorrenza tra loro preferiscono realizzare tutto in metà tempo, una volta poi non esistevano i programmi di registrazione che ci sono oggi ed era impossibile incidere in colonna separata (cioè registrare le parti singolarmente), quindi ti trovavi in studio con altri colleghi e assistevi a porzioni di film dove non eri presente, di conseguenza i ritmi erano più blandi. Oggi per quello che dicevo sopra, motivi squisitamente economici, mi ritrovo a registrare per tre ore da solo senza neanche avere il tempo per andare in bagno. Un film come A Team dove io doppio Bradley Cooper (il tenente Templeton Peck) l’ho fatto in due turni (sei ore) quando una volta sarebbero occorsi giorni.

Possiamo dire che un’altra causa di questi ritmi vertiginosi è l’aumento di canali sia sul dtt che sul satellite?

Ti faccio notare che stai parlando con la voce ufficiale di Fx oltre a tutti i documentari che ho fatto per History Channel e Discovery e relative serie andate in onda sul satellite, quindi non posso che essere d’accordo che l’arrivo di Sky sia stato più che benvenuto. Di contro è diminuito il materiale Rai e Mediaset, quindi grazie a Sky è stato dato un notevole apporto al nostro lavoro che probabilmente senza il satellite si sarebbe ridotto.

Christian tu insegni anche doppiaggio: quali sono le qualità richieste al giorno d’oggi?

La prima cosa che andiamo a guardare io e Roberto Pedicini con cui dirigo questo corso a Pescara e Firenze è l’età. Quando arrivano persone intorno ai 35-40 anni noi le demotiviamo, glielo diciamo che non lo faranno mai il doppiatore ma perché si andrebbero a scontrare con altri che hanno iniziato giovanissimi e anni di esperienza sulle spalle contro cui avrebbero ben poche possibilità. Poi ovviamente si richiede una certa predisposizione alla recitazione, il problema principale è quello del blocco emozionale dovuto al giudizio degli altri, per cui una scena di sesso può risultare difficile per un’aspirante doppiatrice, quando invece in questo mestiere ci si deve “buttare”.

Notiamo che ti presti a ogni tipo di realizzazione sonora, spot, documentari, doppiaggio di personaggi famosi, cartoni animati, addirittura giochi, è un modo per mettersi alla prova?

Inizialmente era un modo per mangiare….non avendo altre entrate all’inizio della mia carriera mi sono prestato a fare di tutto, considera che a 12 anni facevo quella bellissima palestra chiamata radio poi l’ho dovuta lasciare perché al leggio, nel frattempo cominciavo a fare il doppiatore, si sentiva troppo l’impostazione radiofonica e non andava bene. Nel momento in cui grazie all’esperienza sono riuscito a separare le due tecniche, sono tornato alla radio e cinque anni fa su Radio Italia Network, ho condotto un programma di controinformazione che si chiamava Il Ballo di San Vito, li ho conosciuto Giorgio Bacco divenuto poi direttore artistico di Radio 24, di cui sono voce ufficiale da quattro anni. Ci tengo a dirlo perché la radio ha segnato in maniera significativa gli inizi della mia carriera e continua a far parte di me, quindi mi fa immensamente piacere essere voce di una radio seria e importante come Radio 24. Tanto per rispondere alla tua domanda, si mi piace sperimentare ma è ovvio che il motivo economico ha la sua importanza, d’altronde le bollette non attendono no?

C’è chi ritiene che le produzioni estere debbano essere trasmesse in lingua originale, tu che ne pensi?

Penso che sia una polemica inutile e sterile, fatta da gente che non ha un cazzo da fare tutto il giorno (parole testuali ndr) perché oggi con Sky e i dvd puoi cambiare lingua, quindi non vedo tutto questo massacro effettuato dal doppiaggio nei confronti dei film stranieri. Questa gente che critica tanto, non si rende conto che in Italia il pubblico non ama affatto leggere i sottotitoli, che hanno i loro limiti di fronte a sceneggiature complicate e intrise di parole dove solo il doppiaggio riesce a rendere la magia di un’interpretazione, mentre lo spettatore dovrebbe stare li a perdere tempo a leggere, considera poi che il film sottotitolato difficilmente fa staccare lo stesso numero di biglietti di un film doppiato, quindi ripeto è una polemica inutile fatta da gente inutile. A volte sbagliamo è vero, magari per la troppa fretta, può capitare che dei dialoghi vengano snaturati, ma alla fine quello che conta è riempire la sala e senza doppiaggio la vedo difficile.

Hai mai pensato di recitare in prima persona?

L’ho fatto tempo addietro in fiction talmente becere da essere ormai convinto che è meglio doppiare un attore famoso piuttosto che recitare in qualche cazzata italiana recitata male e girata peggio, mi sono trovato bene solo con Rossella Izzo che è una donna in gamba, per il resto ho fatto cose dove andava sempre bene la prima e non mi reputo un piccolo Robert De Niro. Nel denunciare questi mali delle produzioni italiane è stata molto convincente la fiction Boris dei miei amici Francesco Pannofino e Alessandro Tiberi, unico limite affronta un argomento di nicchia e quindi non fruibile da tutti. Mi piacerebbe fare un film, ma la verità è che non puoi fare tutto, un doppiatore come me che grazie al cielo lavora moltissimo è meglio che si dedichi a ciò che sa fare meglio.

Cosa stai preparando in questo periodo?

Ti segnalo un personaggio molto bello che ho doppiato nel film Tron Legacy che uscirà in Italia il prossimo 29 dicembre. Lui si chiama Kaster interpretato da Michael Sheen e mi ha appassionato molto perché ricco di sfaccettature proprio come quelli che piacciono a me. Ricordati che se un attore recita da cani, non esiste doppiatore che possa miracolarlo, se invece è bravo allora sa dare il meglio anche chi lo doppia.

Grazie Christian e buon lavoro!

1 commento su “Quelli del doppiaggio, Christian Iansante a Cinetivù: “Preferisco dare la voce a un attore famoso che recitare in una fiction fatta male””

  1. Sono convinta ke quando diciamo ke un attore é bravo dimentichiamo ke ciò ke ascoltiamo è il doppiaggio e ke e’ a loro ke dovremmo dire bravi

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