Home » I vicerè, su Raiuno, stasera e domani, una storia ottocentesca. Trama e foto

I vicerè, su Raiuno, stasera e domani, una storia ottocentesca. Trama e foto

Questa sera alle 21.30 e domani alle 21.10, va in onda su Raiuno, la trasposizione cinematografica del romanzo di fine ottocento di Federico De Roberto, I Vicerè.

Il film realizzato da Roberto Faenza, annovera nel cast personaggi molto amati dagli spettatori, come Alessandro Preziosi, Cristiana Capotondi, Lando Buzzanca, Lucia Bosè, Vito, Jorge Calvo, Pep Cruz e Franco Branciaroli.

Il film, premiato con quattro David di Donatello, due Nastri d’Argento e due Globi d’oro, narra la storia della famiglia catanese degli Uzeda, erede dei Viceré dell’isola, negli anni del passaggio alla democrazia. Dopo il salto troverete la trama nel dettaglio (tratta dal comunicato stampa Rai), il commento dei protagonisti e una ricca galleria di foto.

Prima Puntata
Il film si apre con Consalvo , ormai vecchio deputato al Parlamento italiano, che ricorda la saga della sua famiglia, gli Uzeda, iniziata a metà dell’800, durante gli ultimi anni della dominazione borbonica in Sicilia. Gli Uzeda sono una antica famiglia catanese di origine spagnola e lo spettatore è subito introdotto in un mondo di ricchezza e di splendore, ma anche di prepotenza e miseria. La morte della vecchia principessa accentua il conflitto tra i figli Raimondo, amato in modo eccessivo dalla madre, e il primogenito Giacomo, un concentrato di avidità e superstizione. L’apertura del testamento è per Giacomo la riprova della sua emarginazione: l’eredità non va prevalentemente a lui, come si aspetta, ma sarà divisa con Raimondo. Tradito dalla madre e deriso dai parenti, Giacomo maschera il disappunto, ma medita la vendetta ai danni del fratello, delle sorelle e degli zii. E’ così che i figli di Giacomo, il piccolo Consalvo e la sorellina Teresa, crescono in una famiglia in perenne conflitto, confortati solo dall’amore della madre. Quando Consalvo si ribella alla prepotenza del padre, finisce per punizione nel monastero dei benedettini, dove vive lo zio Don Blasco insieme alla sua amante e dove incontra il cuginetto Giovannino Radalì, innamorato da sempre di Teresa.

Nel monastero, il percorso di Consalvo anziché crescere in un tragitto di formazione avanza in una scuola di deformazione, tra privazioni, corruzione e fasti spagnoleschi. Finché la cacciata dei Borboni e l’arrivo dei garibaldini restituisce la libertà ai due cugini, ormai divenuti adulti. A casa, Consalvo trova la madre malata e la sua morte viene imputata dal giovane al padre in combutta con la cugina Graziella, che il principe sposerà di lì a poco.

Inizia per Consalvo un periodo di ribellione che lo condurrà a una vita scapestrata al fianco di Giovannino. L’incontro con Concetta, una giovane popolana, e la violenza commessa da Consalvo sulla ragazza opera un punto di svolta. Tanto che si lascia pugnalare dai fratelli di Concetta per espiare la colpa. Ferito, sceglie l’esilio e il padre, felice di disfarsi della sua presenza, lo spedisce a Roma.

Seconda puntata
Consalvo viene accompagnato a Roma da Baldassarre, fedele servitore della casa nonché fratello bastardo del principe Giacomo. Nella capitale ritrova lo zio Raimondo, anch’egli esiliato dal padre. E trova anche lo spregiudicato prozio, il Duca Gaspare, divenuto deputato del nuovo Parlamento, capofila del trasformismo, pronto a passare dalla destra alla sinistra pur di mantenere il potere. Intanto a Catania, Teresa e Giovannino progettano di sposarsi. Ma quando Consalvo torna, scopre l’efferato disegno del padre: far sposare a Teresa lo sgorbio Michele, fratello primogenito dello squattrinato Giovannino, al fine di associare alla ricchezza degli Uzeda quella dei Radalì.

Teresa accetta per non venire meno al volere dal padre e durante le celebrazioni del matrimonio dovrà assistere impotente al suicidio di Giovannino, vittima pure lui del cinismo del principe. Intanto muore anche Don Blasco, che ha lasciato la tonaca per una vita dedita al piacere e il suo testamento in favore del fratello bastardo Fra’ Carmelo genera lo scompiglio tra i familiari che si credevano i beneficiari.

Consalvo ha imparato la lezione e alla fine sceglie di impossessarsi del potere per non lasciarsi sopraffare da quello stesso mondo spietato che ha ucciso Giovannino. Contro il volere della prozia Donna Ferdinanda, sino a quel momento sua unica protettrice, decide di entrare in politica tra le fila dei liberali socialisti. Verrà eletto dopo uno sconcertante comizio elettorale, tenuto nello stesso monastero dove era stato novizio, durante il quale promette tutto e il contrario di tutto: rivoluzione ma anche sottomissione al re, anticlericalismo ma anche omaggio al Papa, socialismo ma anche capitalismo, egualitarismo ma anche difesa dei privilegi… Il successo elettorale lo porterà in trionfo a Roma, ma a caro prezzo.

I viceré, prodotto da Elda Ferri per Jean Vigo Italia, in collaborazione con Rai Cinema e Rai Fiction è già uscito nelle sale cinematografiche italiane, in una versione compressa, il 7 novembre 2007, risultando troppo didascalico.

Dice il vicedirettore generale della Rai: “Il tema più attuale che tratta questo film è il trasformismo”.

Aggiunge il regista:”Quello che più colpisce di questa saga è che il tragitto di Consalvo, il protagonista della storia, ha davvero una straordinaria attinenza con il nostro presente

A proposito della scelta degli attori, Faenza aggiunge:

Ho puntato su attori italiani e spagnoli, vista l’origine iberica della famiglia Uzeda. Lando Buzzanca, non solo per essere di origine siciliana, era l’interprete ideale per il personaggio del principe Giacomo: sono certo che il pubblico rimarrà colpito dalla sua interpretazione in un ruolo assolutamente diverso da quelli affrontati nella sua lunga carriera. Era giusto, nel conflitto generazionale fra Giacomo e il figlio Consalvo, che quest’ultimo fosse interpretato da un attore con un’esperienza teatrale alle spalle, in grado di “tenere testa” a Buzzanca. Il successo ottenuto in televisione da Alessandro Preziosi ha fatto dimenticare a molti le sue “nobili” origini sul palcoscenico e le sue notevoli capacità nel cambiare registro. Nel personaggio di Consalvo, a dimostrazione dell’attualità del romanzo, ho rivisto “la trasformazione” di molti giovani del ’68, la loro incapacità di perseguire gli ideali di un tempo, spinti dalla necessità di scendere a patti con la realtà.
Cristiana Capotondi era l’interprete ideale per far rivivere la fragilità e la passionalità ferita di Teresa, un personaggio con il quale De Roberto ha anticipato sentimenti e difficoltà comuni a molti giovani del nostro tempo. Terribile la scena della sua prima notte di matrimonio con lo sgorbio Michele, che segna l’evoluzione del suo personaggio, costretta a cedere al volere paterno.
La sfida è stata quella di affidare i ruoli principali ad attori, da Lucia Bosè a Franco Branciaroli a Vito a Giselda Volodi a Sebastiano Lo Monaco a Paolo Calabresi a Guido Caprino e a tanti altri meno noti attori italiani, oltre agli spagnoli Assumpta Serna (protagonista indimenticabile di “Matador” di Pedro Almodovar), Pep Cruz e Jorge Calvo, per lo più chiamati a uscire dai loro schemi abituali e a mettersi in gioco. Come è giusto che sia in un affresco corale, dove ogni personaggio, anche il più piccolo, è chiamato a svolgere un ruolo di rilievo, proprio perché ciascuno rappresenta il simbolo di un paese ferito fin dalla nascita.

Se amate la Sicilia o vi piacciono le storie in costume, non perdetevi il doppio appuntamento con I Viceré, da stasera, su Raiuno.

Lascia un commento