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Le Invasioni Barbariche, quando gli ospiti fanno il format

Non potevamo perdere la prima puntata delle Invasioni Barbariche, il talk di La 7 condotto da Daria Bignardi. La serata è stata gradevole. Merito degli ospiti: Tiziano Ferro, Matteo Renzi, i giudici di Masterchef e Lorenzo Amurri. Contenta la padrona di casa, che una volta serviti i piatti in tavola, si è rilassata. Con una compagnia simile, aveva ben poco da fare.  Qui non si tratta di tifo calcistico né di politica. Non stiamo parlando della Roma, della Lazio, della destra o della sinistra. Ma semplicemente di conduttrici tv. Possiamo provare a essere obiettivi?

Se ieri c’era Daria Bignardi a intervistare Tiziano Ferro e gli altri, domani tutto sommato potrebbe esserci un’altra. Una qualsiasi non di certo. Per carità. Non vogliamo offendere la professionalità di nessuno. Ma il punto è: se il successo di una trasmissione televisiva lo fanno gli ospiti tv (e quindi il budget a disposizione della produzione), un conduttore fa davvero la differenza? Daria Bignardi, poi. Lei sì che vive di rendita. E qui non intendiamo di certo parlare delle sue finanze, ma usare un’espressione tipica degli anni della scuola. Daria Bignardi è un po’ come quelle studentesse, brillanti e astute, che studiano il primo trimestre, per godere dell’approvazione dei professori durante tutto il resto dell’anno. Intorno al suo nome ha saputo costruire abilmente un personaggio che rievoca determinati valori nell’immaginario collettivo. Meno abile, per un telespettatore critico (di certo non per uno passivo o per un tifoso di calcio, appunto) a scrivere le domande e gestire le interviste. Anche se, dobbiamo ammetterlo, ci prova.

Con Matteo Renzi, per esempio. Stava attentissima a riportare il sindaco di Firenze al nocciolo della questione. Talmente attenta che, qualche volta, pur di ribadire la domanda diretta si perdeva una risposta diversamente interessante, che avrebbe potuto portare la conversazione su temi inediti. Senza contare l’alternanza tra l’aria da giornalista d’assalto e quella più svampita da conduttrice di talk, che spostava i toni straniando lo stesso ospiti. Un esempio su tutti: dopo una domanda seria su Monti, un tentativo di incalzare Renzi, Daria Bignardi abbassa lo sguardo, legge il copione e con un sorrisino tirato fa: “a Monti però piace anche la Bellucci”. A quel punto Renzi risponde: “Non ho capito il nesso…”. Manco noi, ma nemmeno lei che declina. Era una battuta, no?

 Ecco anche questa storia del copione. Basta. Che qualcuno le dica di buttare quel foglio a quattro che sventola e stropiccia di continuo presentando gli ospiti. A parte il fatto che esistono i gobbi, è proprio una questione di sostanza, non solo di forma. Daria Bignardi non sembra avere sotto gli occhi un canovaccio, ma una serie di domande che lancia per dovere, una dopo l’altra, rischiando di perdere il filo del discorso. È proprio fastidioso, quel foglietto che le ricorda perché sta lì in prima serata a condurre uno dei talk show migliori della nostra televisione.

Ma che dire? Daria Bignardi è una ragazza fortunata. Anche perché ieri Tiziano Ferro le ha fatto “il regalo suo più grande”. Il cantante italiano – popstar internazionale – ha cominciato a parlare del suo grande amore perduto, senza che la conduttrice gliene avesse reso conto. Tutto nasce da una domanda decisamente inopportuna – non indiscreta o adatta al contesto – sui motivi di salute che hanno costretto Tiziano Ferro a due ricoveri nel 2012.  Tiziano Ferro si rifiuta – giustamente –  per la sua privacy di rivelare al grande pubblico i problemi che lo hanno costretto in ospedale, devia parlando di un anno molto stressante e accenna alla morte del nonno e poi alla fine della sua ultima storia d’amore. Era Tiziano Ferro a condurre la conversazione e non di certo la conduttrice. Tanto che quando Daria Bignardi ha insistito con una domanda patetica della serie “Pensi che ti stia guardando? Cosa vorresti che gli dicessero di te?”, Tiziano Ferro con espressione corrucciata la ferma: “Questo è un gioco al massacro, non mi va. Parliamo d’altro”. E poi, per spezzare la tensione, ha colto ogni doppio senso possibile per ridere con Daria Bignardi che – a quel punto – avrebbe dovuto fargli un monumento.

Tiziano Ferro ieri è stato generoso con il pubblico, mostrando un lato molto intimo e molto umano. Nessun aria da popstar (cosa non affatto comune tra i nostri cantanti italiani, chissà quanti ne vedremo a Sanremo atteggiarsi da grandi artisti incompresi e maledetti…), un trentenne con il cuore spezzato, il sorriso sulle labbra, una nuova consapevolezza. Brillante, giovane e intelligente ha parlato con ironia e delicatezza dell’omosessualità, con la splendida definizione di condizione sentimentale, dell’amore, della famiglia, dell’Italia. Sì, è stato generoso: perché ha raccontato molto di sé, senza che nessuno glielo avesse chiesto. Manco la Bignardi.

 L’intervista a Tiziano Ferro come quella a Lorenzo Murri, autore di Apnea, costretto su una sedia a rotelle dopo un terribile incidente da ragazzo, sono quelle che distinguono le Invasioni Barbariche da tanti altri talk show. Prendi un personaggio pubblico famoso per aver venduto milioni di dischi, per esempio, e gli fai domande sulla sua persona. È su questo approccio che dovrebbe concentrarsi Daria Bignardi, alla quale sconsigliamo vivamente di fissarsi con domande politiche (che sentiamo fare ovunque). Lo avrebbe dovuto fare anche con Matteo Renzi, quindi. Ma in campagna elettorale non ha resistito alla tentazione, dopo tutto nemmeno era sicura di conoscere bene le regole della Par Condicio, come gli hanno fatto notare i giudici di Masterchef. Ah, a proposito: quei tre è meglio che tornino dietro ai fornelli… A parlare non se la cavano mica bene.

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