Il signor Ken è un uomo piuttosto nerboruto dall’età indefinibilmente inferiore ai 40 anni, ed è lui a decidere i nostri silenzi. Entra a malapena nella mia poltrona dei pazienti, mi guarda pensando chi sa cosa, ed io cerco di non distrarmi troppo guardando il suo singolare abbigliamento.
Quello che porta in seduta è un marchingegno mentale che non è più in grado di piangere. Sentire quelle poche parole riferirsi a un aspetto che sembra così lontano dalla sua vita per un momento mi rende perplesso, e sempre più curioso.
Mentre parla non gesticola, muove a malapena la bocca. Ha una silhouette così statica che sembra quasi bidimensionale, un aspetto di chiusura, di “rannicchiamento psicologico” che ho già visto in molti pazienti.