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Gomorra 2, intervista a Stefano Sollima: “Più sangue e donne boss”  

L’attesa è finita: è tutto pronto per Gomorra 2, la serie Sky che torna in onda su Sky Atlantic a partire dal 10 Maggio 2016.

L’appassionante saga diretta da Stefano Sollima, già autore di Romanzo criminale – la serie, in questa seconda edizione vedrà alternarsi alla regia con Francesca Comencini, Claudio Cupellini e Claudio Giovannesi. Ma che cosa vedremo nella seconda serie?

Anzitutto la riconquista del territorio. C’è una cordata di criminali che cerca di approfittare dello smarrimento dei Savastano. Il figlio (Salvatore Esposito) chiede aiuto al padre (Fortunato Cerlino) che non è più capace di riprendere il comando. Questo apre una serie di conflitti anche personali. Non ci sono due clan che si fronteggiano, c’è il boss Conte (Marco Palvetti) che cerca di imporre la sua egemonia, ma la rottura degli equilibri porta alla lotta di tutti contro tutti.

Racconta Sollima intervistato dal Corriere della sera. Nella nuova serie ci sarà spazio per una nuova protagonista femminile dopo la morte di Lady Gomorra.

Ce ne sono due, le donne crescono nella seconda serie. Maria Pia Calzone era una leonessa, Cristina Donadio nei panni di Scianel è una iena che gestisce il territorio. L’altra new entry è Cristiana Dell’Anna (Patrizia) che ha cresciuto da sola una famiglia numerosa.

Continua Sollima che ricorda come la storia sia ispirata a fatti veri.

 

Sì, fatti veri rielaborati. Oltre a Napoli abbiamo girato in Honduras, Germania, Roma. L’universo Gomorra si espande. La prima volta non fu una passeggiata, stavolta alcune obiezioni di tipo politico e morale («esaltate la camorra») si sono spente, hanno apprezzato l’onestà intellettuale. Ci sono parti del nostro Paese che sono abbandonate a loro stesse, non c’è un’alternativa culturale alla violenza, che è l’unica possibilità di sopravvivenza. Eppure tornando a Scampia e Secondigliano la percezione è stata un po’ diversa, ha pesato anche la visita di Papa Francesco, il territorio è meno emarginato. Se durante le riprese abbiamo parlato con qualche boss? Una delle cose meravigliose di Napoli è che non capisci mai bene con chi stai parlando.

Spiega Sollima, ben consapevole del fascino del male.

L’idea era l’estrema umanizzazione dei personaggi. Malgrado sia un mondo lontano dal nostro quotidiano, lo spettatore è portato a pensare che se fosse nato lì avrebbe vissuto le stesse cose. Il modello, come approccio realistico e per il linguaggio crudo e immediato è la serie Usa The Wire. Rispetto a Romanzo Criminale ho usato meno leggerezza, qui pur mantenendo il punto di vista criminale mi sono ben guardato dal rendere cool i personaggi, non scatta il meccanismo identificativo. La domanda che la stampa estera mi fa più spesso su Gomorra, che nasce da un’idea di Roberto Saviano, è: ma la realtà è davvero questa? Purtroppo sì.

Conclude il regista consapevole dell’azzeramento di differenze fra tv e cinema.

Non c’è più una gran differenza ormai. Vedo che il cinema si sta serializzando, e il suo linguaggio non è cambiato, mentre quello della tv, moltissimo.

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