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Cinetivu intervista Carlo Panzeri, vicedirettore di Rete 4 (terza parte): il calcio, il rapporto con Canale 5 e Italia 1, gli obiettivi di rete

Si conclude oggi, con alcune riflessioni sul calcio trasmesso da Rete 4, sul rapporto con Canale 5 e Italia 1 e sugli obiettivi di rete, l’intervista che il dottor Carlo Panzeri, vicedirettore di Rete 4, ha rilasciato a Cinetivu. (LA PRIMA PARTELA SECONDA PARTE)

Un altro aspetto interessante di Rete 4 è l’Europa League però l’anno scorso in primavera è passata su Italia 1. Non c’è il rischio che voi iniziate e poi le partite migliori se le prende Italia 1 con la scusa che è la rete giovane?

Le risponderei con un detto che diceva mia nonna:”Ogni giorno ha la sua pena”. Diciamo che per Rete 4 avere il calcio non è qualcosa semplicemente di estemporaneo, ma è parte di un ragionamento complessivo e del tentativo di avere del prodotto “premium”. Non dimentichiamoci che abbiamo Controcampo in seconda serata e che ci sono diverse collaborazioni con questa struttura, per cui noi speriamo di poterla continuare davvero. Dopo di che se capita una edizione in cui in semifinale arriva la Juventus ed è una partita che vale il 30% lì scaturiscono degli altri ragionamenti. Se il nostro obiettivo è di fare l’8% e facciamo il 30% dal punto di vista pubblicitario può essere qualcosa che non è molto interessante, perché promettere agli investitori 2 milioni di persone e poi regalarne 6 … lei consideri che quando ce l’abbiamo siamo molto contenti e che speriamo di avercelo per molto tempo.

Abbiamo detto che Rete 4 deve guardare anche a Canale 5 e a Italia 1. Quanta libertà ha la rete di agire rispetto alle altre due?

C’era uno slogan che veniva usate fino a qualche anno fa che diceva:”Tre reti, un’unica televisione”. L’idea di fondo e che esiste sia la necessità di analizzare il dato della singola rete, che quello di valutare il dato complessivo. Se questo concetto fino a tre anni fa aveva un valore si immagini oggi che non siamo soltanto un complesso di dodici/quindici canali nazionali, ma ce ne sono decine e decine che stanno crescendo. Quello che si cerca di fare e di distribuire le risorse a seconda degli obiettivi e di fare in modo che il rapporto costo-benefici sia il migliore possibile. Faccio un esempio che riguarda Rete 4: se Publitalia vende un programma che deve fare due milioni di spettatori e ne fa soltanto uno è un problema perché il costo per l’investitore è raddoppiato, ma allo stesso modo se un programma fa quattro milioni c’è un altro problema perché hanno regalato il GRP e gli ascolti gratuiti agli investitori. L’importante è stare intorno alla media attribuita ad ogni singola rete, all’interno al range che si stabilisce. Ciò non esclude che in certi casi, come il cinema, facciamo registrare a volte risultati molto alti come il 10-12% che ci compensano di serate in cui facciamo il 7% cosicché la media complessiva è quella che ci viene richiesta.

E…

Diciamo che noi non abbiamo i mezzi per competere con, e soprattutto non abbiamo interesse a competere contro le altre nostre reti. La libertà editoriale però c’è e se ci sono dei problemi vengono affrontati: capita che si scelga di mettere un film che non va bene ad un’altra rete e qualche volta passa il film che proponiamo e qualche volta no. E’ normalissima dialettica.

Mediaset ragiona sul pubblico attivo dei 15-64 anni, il target commerciale. Rete 4 alla fine fa dei bei film, delle belle serie televisive, dei documentari e dei programmi utili e con questa programmazione deve raggiungere il 6,8% di share nelle 24 ore. Ma i giovani perché dovrebbero guardare Rete 4? E’ fiducioso di riuscire a centrare l’obiettivo con questi programmi?

Il 6,8% non è sul target dei giovani ma sul target commerciale 15-64. All’interno c’è un pubblico molto molto diverso. Se noi dovessimo fare dei risultati incredibilmente alti nella fascia 15-25 anni ci sarebbe qualcosa che non va. Se noi facciamo dei buoni risultati tra il pubblico 45-64 anni vuol dire che stiamo facendo bene il nostro lavoro. Diciamo che c’è una promessa che ci sentiamo di poter fare che è quella di poter offrire una tipologia di prodotto utile, che parli della vita delle persone, che parli di cronaca con una linea editoriale abbastanza distintiva; diciamo che un’altra promessa che ci sentiamo di poter fare è quello di offrire del cinema in prima e in seconda serata di buon livello qualitativo; infine ci sentiamo di poter promettere un po’ di buon prodotto seriale. Mi sembra che siano tutti dei buoni motivi per dare almeno un’occhiata Rete4:. E quindi l’obiettivo speriamo di raggiungerlo.

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