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Sul Doppiaggio – 12 – Il rinnovamento per superare la crisi

L’assemblea della CDC trasforma la società in una s.r.l. molto più snella e la rilancia completamente nella corsa al monopolio del settore. Il lavoro, che aumenta per tutti i membri della società, si incrementa notevolmente per i giovani doppiatori, i quali si trovano ad operare in un particolare periodo, quello della contestazione giovanile.

La nuova generazione di attori che si dedica totalmente al doppiaggio a metà degli anni ’60 ha una età compresa tra 25 e 40 anni. In diversi casi gli anni trascorsi nelle sale di sincronizzazione è di alcuni anni inferiore al dato anagrafico per il precoce inizio dell’attività come doppiatori di bambini. Le nuove leve fanno paura alla vecchia guardia, che cerca in tutti i modi di non perdere la propria posizione di elité.

I giovani non accettano la lenta scalata di categoria e si crea malumore. Nel 1966 i doppiatori della CDC proclamano una giornata di sciopero per mandare, in vista dell’assemblea annuale dei soci, un segnale forte di malcontento al presidente, Giorgio Capecchi, e all’amministratore delegato Boncompagni, ma soprattutto ai due ispiratori di tutte le politiche della società, i cognati Emilio Cigoli e Giulio Panicali. I doppiatori vogliono fondamentalmente che si aumenti il numero di attori presenti nelle categorie E ed A, che si rendano più celeri i passaggi da una categoria inferiore alla superiore, che si designino più direttori. Alla fine di aprile l’assemblea registra una notevole partecipazione dei soci. Il clima è abbastanza rilassato nella sala affollata dove i giovani occupano le prime file. Alla fine il vecchio Cigoli si trova tagliato fuori dalla CDC, i soci della fascia E da 24 passano a 33 e quelli della fascia A da 16 a 22. Perso il doppiatore di punta, la CDC, cerca riparo tra gli attori di teatro, pur sapendo che quest non hanno grande dimestichezza con il mezzo.


I nuovi arrivati tengono soprattutto agli impegni televisivi e teatrali e non si dedicano all’attività del prestare la voce con abnegazione assoluta. L’elemento di novità, anche se inizialmente risulta vantaggioso per i doppiatori di professione, non riporterà un clima di serenità all’ambiente. Da adesso, in CDC, bisogna imparare a fare i conti con diverse spinte centrifughe che allentano notevolmente la coesione del nucleo storico. E’ sparita la principale figura di riferimento e con lei l’idea stessa di autorità subisce un notevole ridimensionamento come auspica la filosofia giovanile del periodo.

Nel frattempo, in America, si affacciano sul grande palcoscenico nuovi attori, che non hanno più i classici canoni di bellezza, ma che, in compenso, hanno espressività e talento: la situazione migliore per i nuovi doppiatori. L’esempio più famoso è sicuramente Ferruccio Amendola, che interpreta il giovane Dustin Hoffman in Un uomo da marciapiede, con la sua dizione non perfetta o accademica, ma piena di caratterizzazione. E’ l’inizio di un nuovo modo di fare doppiaggio, modo che necessariamente segue il rinnovamento dei codici recitativi determinato dai giovani attori statunitensi di cui Hoffman è il primo e il più rappresentativo.

Continua…

Pedro Antonio Vasconcelos (Regista)

Il doppiaggio, prima ancora che una scelta industriale, è la prova del nove della libertà e della vitalità di una cultura che abbia voglia di aprirsi ad altre culture per conoscere e farsi conoscere.

Nella foto: Alberto Sordi

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