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Recensione: Uibù – fantasmino fifone

Premesso che il presente film è adatto ad un pubblico di minorenni, mi verrebbe da aggiungere:”Peccato che un film del genere noi italiani ce lo sognamo!

Uibù fantasmino fifone, che poi tanto piccolo non è, è l’ennesima prova, dopo Maial Zombie, che i tedeschi per lo meno provano a realizzare film diversi dal loro standard a differenza nostra, che eccezion fatta per il film delle Winx, raccontiamo sempre le stesse storie e sfruttiamo sempre gli stessi generi.

D’accordo, gli effetti speciali usati dai tedeschi non saranno di ultimo grido, la storia sarà strampalata nello svolgimento e semplice nella fabula, ma caspita, almeno loro ci provano!

Il film narra di Re Baldovino, Hui Buh, grande baro a carte, che dopo essere stato clamorosamente scoperto, alla fine dell’ennesima partita a poker, è costretto a vagare nel suo castello sottoforma di fantasma per spaventarne (o almeno tentare di farlo) gli abitanti.


500 anni dopo il castello viene acquistato da Re Julius, un re squattrinato che vuole cambiare l’arredamento del suo nuovo palazzo per far colpo su Leonora, la sua futura sposa, cosa che Uibù non può accettare.

A causa di continue liti tra Julius e Uibù, quest’ultimo perde la sua patente di fantasma e ha solo quarantotto ore di tempo per riuscire a riottenerla, superando un esame che da solo non è proprio in grado di affrontare. Sarà Julius, inizialmente solo per avere il tesoro nascosto, ad aiutare il fantasmino. I guai però non sono finiti.

Il grande pregio di questo film e che fa un gran mescolotto di tutto, dalle parti d’animazione computerizzata (oltre a Uibù, anche il suo antagonista e il mondo dei fantasmi sono creati al computer) con la recitazione di attori veri, fra tutti il faccioso Michael Herbig, al mix di epoche (dovremmo essere agli inizi del 1900 eppure i modi di fare e alcuni personaggi, quali i Ghostbusters sono molto più moderni) e al mix di mostri e al loro riutilizzo in ruoli differenti (la mummia si fa investire dall’auto, Frankenstein fa l’alunno modello durante il test di idoneità per la patente di fantasma, sua moglie lavora dietro uno schermo come ufficio informazioni).

Concludendo: il film di Sebastian Niemann è una piacevole alternativa al solito che si può vedere al cinema. Le gag sono più per i bambini (cadute, facce buffe, rutti e scoregge), però il film, 103 minuti di durata, non perde la sua freschezza e mantiene sufficientemente elevato il livello di attenzione dello spettatore più adulto. Nei titoli di coda sono presenti le gaffe tagliate dei protagonisti durante le riprese.

Consigliato soprattutto ad un pubblico giovane e a chi ha la sindrome di Peter Pan.

4 commenti su “Recensione: Uibù – fantasmino fifone”

  1. Magari in Italia si riuscisse a fare film d’animazione del genere,ho partecipato alla realizzazione della Gabianella e il gatto(lavoravo i personaggi sul pc)beh,l’Italia ha ancora molto da imparare!!

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  2. E per fortuna che in Italia non vengono fatti anche film così!!!
    Al cospetto di quella categoria di film d’animazione (nella quale Uibù pretende d’esser collocato), questa pellicola risulta davvero ridicola. Si spera almeno che con l’ausilio della computer grafica non ci abbiano investito troppi soldi!

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