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Recensione: Matrimonio alle Bahamas – C’è di peggio

Cristoforo Colombo (Massimo Boldi) è un milanese che lavora come tassista a Roma. La sua famiglia, composta dalla moglie siciliana Rosy (Anna Maria Barbera), il figlio pseudo rapper (Valentino Campitelli), il cognato ladro (Enzo Salvi) e la sua fidanzata Lory (Loredana De Nardis), e i surreali cugini di Cristoforo (I Fichi d’India) deve partire per le Bahamas dove è programmato (circa a metà film) il matrimonio di Valentina (Lucrezia Piaggio), l’altra figlia, quella studiosa con la borsa di studio all’università di Miami.
Valentina, durante il suo soggiorno a Miami, un ottimo toccasana per dimenticare il suo ex (Raffaello Balzo) ha infatti conosciuto Bob (Donald French) di cui si è perdutamente innamorata, senza sapere la natura benestante (o meglio facoltosa) della sua famiglia nonché le sue origini italiane: il padre Al Di Giacomo (Biagio Izzo) è un agente di borsa e la madre (Victoria Silvstedt), la classica riccona bella e inutile.
Matrimonio alle Bahamas è una piacevole commedia, fatta di umanità e semplicità, ma un pessimo film comico, dove l’unica a tener a galla la baracca, è proprio Anna Maria Barbera con il suo classico repertorio di storpiature, vista la palesata inutilità nella storia dei Fichi d’India e il guinzaglio messo a Enzo Salvi, che graffia ma non morde. Gli altri protagonisti maschili a partire proprio da Boldi e Izzo (che se avesse parti più interessanti forse non sarebbe male), risultano molto più piacevoli nei momenti di commedia, che in quelli pseudo comici dove di reciclano gag preistoriche o giochi di parola prevedibili fino all’inverosimile.


Simpatica la comparsata di Solange, versione vecchia isterica, che insegue Enzo Salvi che gli ha rubato il portafoglio, inutile e senza infamia e senza lode, quella di Marzullo, che oltre a citare se stesso nei film non è mai riuscito a fare molto di più.
Il film ha sicuramente dei difetti, ma tutto sommato è migliore rispetto a molte altre pellicole natalizie (già, perché bisogna sempre tener presente che anche se uscito un mese prima di Natale, il film di Claudio Risi è pur sempre un cinepanettone): i fatti all’inizio accadono tutti troppo velocemente (nel giro di 20 minuti si passa dal grande amore di Valentina per il milanese alla proposta di matrimonio di Bob), poi dall’arrivo dell’intera famiglia (con amici della sposa al seguito), rallenta di colpo inserendo scene che non hanno gran senso d’esistere (la rissa della prima sera, l’addio al celibato saltato a piè pari, le storie parallele degli amici solo abbozzate, le ragazze prese per l’addio al celibato che inciuciano con gli italiani, gli ex di entrambi che l’unica cosa che fanno per riconquistarli è quella di andar a parlar loro la sera prima del matrimonio ) e che non hanno senso nemmeno pensando al messaggio finale che vuol dare il film, cioè che l’amore può far superare tutte le diversità e le difficoltà.
Concludendo: Matrimonio alle Bahamas è di gran lunga meglio di Olé (anche se mantiene sempre il brutto vizietto della sponsorizzazione di alcuni prodotti, ma quello lo fanno pure i film americani), ma con dei personaggi di troppo e una sceneggiatura che lascia a volte desiderare, non può meritarsi la sufficienza, anche se finalmente si è un po’ svecchiata (meno scenate alla Boldi, dialoghi un po’, ma non troppo, più intelligenti). Non riesco a consigliarla a voi lettori, ma sinceramente, se vi capitasse di doverla guardare, non preoccupatevi, si sopravvive benissimo.

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